Lavoro, legalità, solidarietà
All'inizio dell'anno è stata il simbolo delle contraddizioni di un Paese alle prese con i problemi dell'occupazione, dove le tensioni sociali fanno esplodere guerre tra poveri che vedono negli immigrati il capro espiatorio di una situazione economia difficile.
Proprio per questo la cittadina di Rosarno è stata scelta come location principale delle manifestazioni del Primo Maggio del 2010.
Ed è lì che si sono dati appuntamento i tre leader confederali - il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani; quello della Cisl, Raffaele Bonanni; e quello della Uil, Luigi Angeletti -, che all'insegna di tre parole d'ordine, «lavoro, legalità e solidarietà», hanno lanciato un appello per una nuova politica economica e industriale in grado di garantire nuove opportunità di occupazione in un periodo in cui i numeri testimoniano invece di una difficile regressione.
I dati Istat diffusi venerdì parlano infatti di una crescita della disoccupazione all'8,8% e di una perdita di 367mila posti di lavoro nell'ultimo anno.
Per questo motivo, già all'avvio del corteo, Guglielmo Epifani ha chiesto al governo un piano straordinario per il rilancio dell'occupazione. Secondo il leader cigiellino, nei prossimi anni si prospetta una ripresa «senza occupazione» e per questo c'è la necessità di «politiche che sostengano lo sviluppo e la ripresa e soprattutto un piano per il lavoro». Epifani ha poi spiegato che Rosarno «é diventata simbolo di tante cose, dai problemi del lavoro a quelli dell’integrazione, dai diritti di chi lavora alla criminalità organizzata e lo sfruttamento del lavoro». Ma ha sottolineato: «In Italia abbiamo tante Rosarno non solo al Sud ma anche in tanti centri del Nord».
Inevitabile un riferimento alla necessità di un'integrazione con la forza lavoro derivante dall'immigrazione. «Se dovessimo dividerci dai tanti amici immigrati, l’Italia si fermerebbe - ha sottolineato Raffaele Bonanni -. L’Italia è più forte se si riesce a fare vivere l’integrazione come fatto positivo: è energia importante per uscire dalla crisi». E ancora: «La politica prenda esempio dal sindacato: tra di noi ci sono delle differenze, ma nei momenti che contano ritroviamo l'unità».
Il leader della Uil, Luigi Angeletti, ha invece incalzato il governo chiedendo di «cominciare a fare sul serio le riforme» che devono riguardare il fisco e il costo eccessivo della politica. Il sindacalista ha sottolineato le «due anomalie» del nostro Paese: l'elevata evasione fiscale ed il costo eccessivo della politica. «Da lì - ha detto - bisogna cominciare a fare le riforme. Bisogna spendere - ha insistito - per il funzionamento della politica».
Proprio per questo la cittadina di Rosarno è stata scelta come location principale delle manifestazioni del Primo Maggio del 2010.
Ed è lì che si sono dati appuntamento i tre leader confederali - il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani; quello della Cisl, Raffaele Bonanni; e quello della Uil, Luigi Angeletti -, che all'insegna di tre parole d'ordine, «lavoro, legalità e solidarietà», hanno lanciato un appello per una nuova politica economica e industriale in grado di garantire nuove opportunità di occupazione in un periodo in cui i numeri testimoniano invece di una difficile regressione.
I dati Istat diffusi venerdì parlano infatti di una crescita della disoccupazione all'8,8% e di una perdita di 367mila posti di lavoro nell'ultimo anno.
Per questo motivo, già all'avvio del corteo, Guglielmo Epifani ha chiesto al governo un piano straordinario per il rilancio dell'occupazione. Secondo il leader cigiellino, nei prossimi anni si prospetta una ripresa «senza occupazione» e per questo c'è la necessità di «politiche che sostengano lo sviluppo e la ripresa e soprattutto un piano per il lavoro». Epifani ha poi spiegato che Rosarno «é diventata simbolo di tante cose, dai problemi del lavoro a quelli dell’integrazione, dai diritti di chi lavora alla criminalità organizzata e lo sfruttamento del lavoro». Ma ha sottolineato: «In Italia abbiamo tante Rosarno non solo al Sud ma anche in tanti centri del Nord».
Inevitabile un riferimento alla necessità di un'integrazione con la forza lavoro derivante dall'immigrazione. «Se dovessimo dividerci dai tanti amici immigrati, l’Italia si fermerebbe - ha sottolineato Raffaele Bonanni -. L’Italia è più forte se si riesce a fare vivere l’integrazione come fatto positivo: è energia importante per uscire dalla crisi». E ancora: «La politica prenda esempio dal sindacato: tra di noi ci sono delle differenze, ma nei momenti che contano ritroviamo l'unità».
Il leader della Uil, Luigi Angeletti, ha invece incalzato il governo chiedendo di «cominciare a fare sul serio le riforme» che devono riguardare il fisco e il costo eccessivo della politica. Il sindacalista ha sottolineato le «due anomalie» del nostro Paese: l'elevata evasione fiscale ed il costo eccessivo della politica. «Da lì - ha detto - bisogna cominciare a fare le riforme. Bisogna spendere - ha insistito - per il funzionamento della politica».