Il lavoro al primo posto


Finale di campagna dedicato al lavoro.
Dopo i molti lavoratori incontrati nel tour per la Lombardia, Penati dedica alle aziende e ai lavoratori dell'area metropolitana milanese l'intera giornata di oggi.


Questi alcuni numeri dell'area milanese: 22.500 aziende in crisi, 212.000 persone in disoccupazione, 30.000 precari senza lavoro e senza alcuna tutela, 52.221 persone licenziate nel 2000, di cui 32.794 in imprese sotto i 15 dipendenti.

Numeri che confermano, purtroppo, i dati nazionali forniti proprio ieri dall'Istat, che parla di 380.000 posti di lavoro persi e di una disoccupazione arrivata all'8,2%

Mentre il Governo "esulta" per questi numeri, contento perchè in altri paesi d'Europa le cose vanno peggio, Filippo Penati visita oggi ItalTel, Maflow, Nerviano Medical Sciences, Tosi, Lares, Nokia Siemens, Agile ex Eutelia, Balfour Betty, Emit spa, Vettabia, Mc Bride, Fila, Ergo ass, Motorola, ING Direct, Bohering, Mifharm, ST Microelectronics ...

Queste sono solo alcune delle aziende che in questo momento licenziano, mettono in cassa integrazione, allungano le liste di mobilità e che hanno risonanza mediatica per il gran numero di lavoratori che vengono “lasciati a casa”.
Cui si aggiungono le tantissime imprese medie e piccole in difficoltà, che vedono coinvolti non solo i lavoratori dipendenti, ma anche migliaia di lavoratori parasubordinati (tra cui i cosiddetti “contratti a progetto”), lavoratori autonomi, professionisti, ditte individuali. Situazioni troppo spesso prive di garanzie e tutele, o dotate di garanzie e tutele insufficienti e scarsamente rappresentate.
Tra le imprese più colpite vi sono quelle maggiormente innovative e dotate di forte dinamismo: un freno allo sviluppo ed un elemento di forte preoccupazione, soprattutto in vista della necessità di rendere questo territorio competitivo anche in ottica internazionale.

Gli interventi e le politiche di questo governo in materia di lavoro spiccano per la mancanza di volontà di offrire delle risposte concrete e si risolvono in dichiarazioni demagogiche prive di contenuto che di fatto non aiutano i lavoratori a risolvere questi problemi essenziali.

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