Aspettando la pioggia
Ormai sono trascorsi diciotto giorni;
Diciotto giorni nei quali le centraline che rilevano la qualità dell’aria di Milano, ci informano che è stata superata la soglia d’allarme per le polveri sottili.
Il bollettino meteo per il fine settimana, fonte ARPA, prevede condizioni atmosferiche favorevoli all’accumulo di inquinanti ed al peggioramento della situazione.
La situazione rappresenta un’ emergenza. Ogni anno muoiono nella sola Milano 400 persone per smog… 400.
Per non contare i 73 ricoveri per malattie imputabili all’inquinamento.
Registrata l’emergenza il Sindaco Moratti ed il Presidente della Regione Roberto Formigoni (ricordiamo candidato per la quarta volta al Pirellone) cosa fanno?
La risposta è semplice. Nulla.
Serve un provvedimento immediato per far rientrare le polveri sottili nella norma
Il governatore deve fermare le autovetture da domani.
La Regione Lombardia in questi anni si è distinta per insufficienti investimenti a favore di una mobilità che non prevedesse l’utilizzo dell’autovettura e per la totale assenza di interventi di emergenza come accennato poc’anzi , che sarebbero necessari in periodi di prolungato superamento delle soglie di allarme degli inquinanti, e interventi sul lungo periodo.
Si devono attuare interventi come il potenziamento del trasporto pubblico, il controllo dell’efficienza e delle emissioni delle caldaie con la sostituzione degli apparecchi obsoleti, il potenziamento degli interventi di efficienza energetica negli edifici e la diffusione delle energie rinnovabili.
Segnaliamo che a tal proposito sull’utilizzo di fonte alternative (vedi alla voce pannelli solari). La Regione Lombardia è stata superata dalla Puglia.
Non ultimo l’abbandono da parte dell’assessorato alla Mobilità del Comune di Milano dei progetti preliminari delle nuove piste ciclabili. Riporto in merito l’articolo di Armando Stella tratto dal Corriere della Sera del 20 Gennaio 2010.
I soldi per le nuove piste ciclabili ci sono, da anni, ma i cantieri non arriveranno. Il Comune aveva ricevuto 15,6 milioni di euro dall’ex governo Prodi, fondi legati alla realizzazione di tre itinerari nel centro storico: da piazza Duomo a Porta Nuova, al parco Sempione e verso zona Monforte (6,67 chilometri). Problema: i progetti preliminari sono stati approvati dal ministero e ora abbandonati dall’assessorato alla Mobilità. Fermi, causa rivoluzione nei programmi. «Se si accantonano, Palazzo Marino dovrà restituire i fondi» è l’allarme dell’ex assessore Edoardo Croci: «L’inerzia è l’atteggiamento peggiore». Il Comune ha già dovuto rinunciare al bando regionale da 4,5 milioni di euro perché, alla scadenza di ottobre, non aveva disegni definitivi. Ora rischia di perdere i fondi statali e deve ricordarsi anche dei 6,5 milioni stanziati nel 2009 e non ancora spesi: dovrebbero coprire i costi di altri «7 grandi itinerari di penetrazione» (28,8 chilometri) ma sono usciti dalle priorità.
Nel piano Milano in bicicletta datato ottobre 2009, e condiviso dal sindaco, era indicato pure l’obiettivo: «Da realizzarsi con appalto aperto entro il 2011». Quelle piste sono stati stralciati. Succede nella città che si accapiglia sul traffico (un morto in un incidente tra auto, ieri) e si contende metro per metro le strade e i marciapiedi (le dispute tra ciclisti e pedoni sono quotidiane). I milanesi possono pedalare in sicurezza su 98 chilometri di tragitti riservati (0,07 metri lineari per abitante), di cui 15 realizzati tra 2007 e 2009. Qualche confronto? La rete di Amsterdam copre 400 chilometri, sono 332 a Copenaghen e 350 a Monaco. Eppure, nonostante tutto, gli spostamenti in bici sono aumentati del 73% in dieci anni: si è arrivati al 4,5 per cento del totale (140 mila al giorno) e a oltre il 10 per cento nei Bastioni.
L’ultimo dossier del Comune— mai diffuso—conferma l’analisi delle associazioni di ciclisti: solo quattro itinerari superano i quattro chilometri di lunghezza e il resto sono monconi, cuciture smagliate. Il Piano bici prevedeva 50 nuovi chilometri di piste entro l’Expo, oltre ai 42 chilometri di Raggi verdi dal centro alle periferie. I primi interventi programmati erano: Stazione Centrale-corso Venezia, Lotto-Triennale, via Novara-Segesta, Gallaratese- Qt8, viale Argonne-piazza Tricolore, Cerchia interna dei Navigli, San Marco-parco Sempione. I progetti, «da completare in due anni», sono rimasti allo stadio preliminare. L’unico itinerario che ha avuto un primo, e solo parziale sviluppo, riguarda Brera. «L’amministrazione non dà concretezza agli annunci e, soprattutto, sembra non trovare il coraggio di perseguire una politica di difesa della salute pubblica» commenta Eugenio Galli, presidente di Ciclobby. Paolo Massari è assessore alla Mobilità: «Le piste si faranno entro questo mandato». Sì, ma quali? I suoi obiettivi sono diversi. I percorsi «sicuri» sono diventati: via Corelli-piazza Risorgimento, Centrale-Cavour e Bacone-Cavour. E quelli del piano Croci-Moratti? Dovremo ridare i soldi a Roma?
Non ci resta che aspettare la pioggia.
Marco M
Diciotto giorni nei quali le centraline che rilevano la qualità dell’aria di Milano, ci informano che è stata superata la soglia d’allarme per le polveri sottili.
Il bollettino meteo per il fine settimana, fonte ARPA, prevede condizioni atmosferiche favorevoli all’accumulo di inquinanti ed al peggioramento della situazione.
La situazione rappresenta un’ emergenza. Ogni anno muoiono nella sola Milano 400 persone per smog… 400.
Per non contare i 73 ricoveri per malattie imputabili all’inquinamento.
Registrata l’emergenza il Sindaco Moratti ed il Presidente della Regione Roberto Formigoni (ricordiamo candidato per la quarta volta al Pirellone) cosa fanno?
La risposta è semplice. Nulla.
Serve un provvedimento immediato per far rientrare le polveri sottili nella norma
Il governatore deve fermare le autovetture da domani.
La Regione Lombardia in questi anni si è distinta per insufficienti investimenti a favore di una mobilità che non prevedesse l’utilizzo dell’autovettura e per la totale assenza di interventi di emergenza come accennato poc’anzi , che sarebbero necessari in periodi di prolungato superamento delle soglie di allarme degli inquinanti, e interventi sul lungo periodo.
Si devono attuare interventi come il potenziamento del trasporto pubblico, il controllo dell’efficienza e delle emissioni delle caldaie con la sostituzione degli apparecchi obsoleti, il potenziamento degli interventi di efficienza energetica negli edifici e la diffusione delle energie rinnovabili.
Segnaliamo che a tal proposito sull’utilizzo di fonte alternative (vedi alla voce pannelli solari). La Regione Lombardia è stata superata dalla Puglia.
Non ultimo l’abbandono da parte dell’assessorato alla Mobilità del Comune di Milano dei progetti preliminari delle nuove piste ciclabili. Riporto in merito l’articolo di Armando Stella tratto dal Corriere della Sera del 20 Gennaio 2010.
I soldi per le nuove piste ciclabili ci sono, da anni, ma i cantieri non arriveranno. Il Comune aveva ricevuto 15,6 milioni di euro dall’ex governo Prodi, fondi legati alla realizzazione di tre itinerari nel centro storico: da piazza Duomo a Porta Nuova, al parco Sempione e verso zona Monforte (6,67 chilometri). Problema: i progetti preliminari sono stati approvati dal ministero e ora abbandonati dall’assessorato alla Mobilità. Fermi, causa rivoluzione nei programmi. «Se si accantonano, Palazzo Marino dovrà restituire i fondi» è l’allarme dell’ex assessore Edoardo Croci: «L’inerzia è l’atteggiamento peggiore». Il Comune ha già dovuto rinunciare al bando regionale da 4,5 milioni di euro perché, alla scadenza di ottobre, non aveva disegni definitivi. Ora rischia di perdere i fondi statali e deve ricordarsi anche dei 6,5 milioni stanziati nel 2009 e non ancora spesi: dovrebbero coprire i costi di altri «7 grandi itinerari di penetrazione» (28,8 chilometri) ma sono usciti dalle priorità.
Nel piano Milano in bicicletta datato ottobre 2009, e condiviso dal sindaco, era indicato pure l’obiettivo: «Da realizzarsi con appalto aperto entro il 2011». Quelle piste sono stati stralciati. Succede nella città che si accapiglia sul traffico (un morto in un incidente tra auto, ieri) e si contende metro per metro le strade e i marciapiedi (le dispute tra ciclisti e pedoni sono quotidiane). I milanesi possono pedalare in sicurezza su 98 chilometri di tragitti riservati (0,07 metri lineari per abitante), di cui 15 realizzati tra 2007 e 2009. Qualche confronto? La rete di Amsterdam copre 400 chilometri, sono 332 a Copenaghen e 350 a Monaco. Eppure, nonostante tutto, gli spostamenti in bici sono aumentati del 73% in dieci anni: si è arrivati al 4,5 per cento del totale (140 mila al giorno) e a oltre il 10 per cento nei Bastioni.
L’ultimo dossier del Comune— mai diffuso—conferma l’analisi delle associazioni di ciclisti: solo quattro itinerari superano i quattro chilometri di lunghezza e il resto sono monconi, cuciture smagliate. Il Piano bici prevedeva 50 nuovi chilometri di piste entro l’Expo, oltre ai 42 chilometri di Raggi verdi dal centro alle periferie. I primi interventi programmati erano: Stazione Centrale-corso Venezia, Lotto-Triennale, via Novara-Segesta, Gallaratese- Qt8, viale Argonne-piazza Tricolore, Cerchia interna dei Navigli, San Marco-parco Sempione. I progetti, «da completare in due anni», sono rimasti allo stadio preliminare. L’unico itinerario che ha avuto un primo, e solo parziale sviluppo, riguarda Brera. «L’amministrazione non dà concretezza agli annunci e, soprattutto, sembra non trovare il coraggio di perseguire una politica di difesa della salute pubblica» commenta Eugenio Galli, presidente di Ciclobby. Paolo Massari è assessore alla Mobilità: «Le piste si faranno entro questo mandato». Sì, ma quali? I suoi obiettivi sono diversi. I percorsi «sicuri» sono diventati: via Corelli-piazza Risorgimento, Centrale-Cavour e Bacone-Cavour. E quelli del piano Croci-Moratti? Dovremo ridare i soldi a Roma?
Non ci resta che aspettare la pioggia.
Marco M