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In guerra contro tutti

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Da qualche tempo mi sto ponendo un dubbio, osservando il comportamento del Movimento 5 Stelle. Il dubbio nasce nell'osservare come, nella realtà politica nazionale e locale, i membri di questo movimento tendano a non voler solidarizzare con i membri degli altri partiti politici. Una distanza e una rigidità non giustificata se non da una vera e propria ideologia, tanto che comportamenti di questo tipo siano avvallati dal leader del M5S che, anzi, tende a sottoporre al pubblico giudizio chi a questi comportamenti si oppone. Una domanda che non sono probabilmente il solo a pormi: Basta leggere il libro-manifesto ‘Siamo in guerra’, secondo il quale in Italia non c’è nulla al di fuori del M5S e della sua ortodossia. Ed è in corso appunto una guerra tra lui (con le sue  fedeli truppe) e il resto del mondo. Questa impostazione – per quanto semplificatoria e a volte bugiarda – probabilmente è stata utile quando in passato è stata implementata verso l’esterno: porsi in modo del

Paura delle proprie vittorie, sentire la gente, cavalcare i peggiori istinti.

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Le posizioni che fin qui abbiamo espresso sul Movimento 5 Stelle sono state spesso molto dure. Pur condividendone alcune istanze, spesso, molto spesso, non siano stati d'accordo con i toni apocalittici dei proclami del loro leader, dal tono dilettantesco e spesso poco umile con il quale venivano affrontati alcuni temi del dibattito politico. Ieri pero', alla lettura dell'approvazione dell'emendamento che cancellava il reato d'immigrazione un fremito di ammirazione andava al Movimento 5 Stelle perché la proposta veniva dai senatori del Movimento Cinque stelle Andrea Buccarella e Maurizio Cioffi. Finalmente un reato particolarmente odioso, sospinto dalla partecipazione emotiva per la tragedia di Lampedusa della scorsa settimana, veniva cancellata. Beppe Grillo però ha tenuto a precisare , proprio oggi che: "l'emendamento di due portavoce senatori del MoVimento 5 Stelle sull'abolizione del reato di clandestinità. La loro posizione espressa in

Elezioni in Sicilia. Uno sguardo per l'Italia che verrà.

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Mentre stiamo qui seduti ad attendere le sessioni elettorali che più direttamente ci vedranno coinvolti nel prossimo futuro, le recenti elezioni Siciliane ci offrono un'importante occasione di analisi per comprendere lo spirito con il quale gli Italiani guardano alla politica e, di conseguenza, quali saranno i temi che influenzeranno nei prossimi mesi le campagne elettorali. Il tema che sembra emergere con maggiore forza è quello dell'astensionismo , che ha raggiunto il 52,6%, un valore che si assesta tra i minimi storici, anche per una regione che mediamente si reca alle urne con minore entusiasmo rispetto al resto dell'Italia. Un dato, da interpretare da diversi punti di vista. In primo luogo da collocare in un quadro più generale di disaffezione alla politica , percepita come incapace di dare risposte e interessata al proprio tornaconto . In questo senso, i precendenti governi Cuffaro e Lombardo, oltre agli scandali nazionali, hanno contribuito in maniera

Sei referendum per il Partito Democratico

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Non solo toto-nomi. Utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per rendere partecipato e trasparente il percorso del Pd verso le prossime elezioni politiche. Lo racconta Repubblica . Non solo primarie, non solo il toto-nomi e lo scontro generazionale . Ma dar vita una consultazione che dia ai democratici italiani la possibilità di esprimersi anche su temi, proposte, percorsi da intraprendere e rotte possibili per tracciare la proposta politica del Pd. Parte da qui Sei referendum per il Partito Democratico , l’iniziativa di Prossima Italia , l’associazione di Pippo Civati. Voce ai militanti. Il principio è mettere da parte tentazioni verticistiche e logiche politiciste. “Perché in una situazione di grave crisi del Paese, crediamo sia utile che il Partito Democratico usi tutti gli strumenti della partecipazione, coinvolgendo la sua base e precisando la sua proposta, oltre che i suoi interpreti”. E il percorso verso i referendum interni passa attraverso una raccolta di firm

Il voto e il segnale per la politica

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Il disagio, la rabbia, l'insofferenza sono il dato di fondo di queste elezioni. Una parte di questa è andata verso il Pd e il centrosinistra. Un'altra parte è andata verso Grillo che si è presentato da solo alle elezioni. Il centrosinistra si avvia a conquistare la maggior parte dei comuni al voto . In alcune città il sindaco è già stato eletto. In molte altre il candidato del centrosinistra è largamente in vantaggio per il prossimo ballottaggio. Il Partito democratico è l'asse di queste vittorie, anche dove il candidato non è espressione del Pd. Nei 26 comuni capoluogo al voto, da 18 per il centrodestra a 8 del centrosinistra, il dato è completamente ribaltato. Il centrosinistra e il Pd sono avanti in 17 comuni (18 se si include Palermo) e il centrodestra nei restanti 8 comuni. E non parliamo dei dati relativi ai comuni sopra i 15mila che sono clamorosi. Vediamo benissimo elementi di disagio e frammentazione che vengono fuori da queste elezioni ma vediamo che c

La vera antipolitica

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Gli ultimi dati dei sondaggi raccontano che circa la metà dei potenziali elettori ad oggi non voterebbe nessuno dei partiti esistenti.  Una percentuale altissima che racconta un'indignazione diffusa nel sentimento popolare, verso una politica che appare distante dai problemi dei cittadini, che sembra interessata a conservare uno status quo intaccato continuamente da inchieste che coinvolgono i propri membri.  L'immagine che ne viene fuori è tutt'altro che edificante e, del resto, anche la presenza del governo dei tecnici evidenzia una crisi nell'intero quadro politico. Difficilmente i numeri dei sondaggi sopra citati si tradurranno in astensionismo, che comunque continuerà a crescere, come avviene già da qualche anno , mentre appare più chiaro che molti di questi voti si dirigeranno verso movimenti lontani dai partiti convenzionali, che sanno raccogliere questa rabbia diffusa.  Pochi giorni fa, del resto, a Monza, in una serata di pioggia erano in tanti ad asc