La vera antipolitica
Gli ultimi dati dei sondaggi raccontano che circa la metà dei potenziali elettori ad oggi non voterebbe nessuno dei partiti esistenti.
Una percentuale altissima che racconta un'indignazione diffusa nel sentimento popolare, verso una politica che appare distante dai problemi dei cittadini, che sembra interessata a conservare uno status quo intaccato continuamente da inchieste che coinvolgono i propri membri.
L'immagine che ne viene fuori è tutt'altro che edificante e, del resto, anche la presenza del governo dei tecnici evidenzia una crisi nell'intero quadro politico.
Difficilmente i numeri dei sondaggi sopra citati si tradurranno in astensionismo, che comunque continuerà a crescere, come avviene già da qualche anno, mentre appare più chiaro che molti di questi voti si dirigeranno verso movimenti lontani dai partiti convenzionali, che sanno raccogliere questa rabbia diffusa.
Pochi giorni fa, del resto, a Monza, in una serata di pioggia erano in tanti ad ascoltare le parole di Beppe Grillo, ed il movimento Cinque Stelle, che dalle pagine del suo blog ha preso ispirazione raccoglie consensi piuttosto trasversali.
immagine da MbNews |
Liquidare queste forme di protesta con l'appellativo piuttosto generico di "antipolitica", significa sottovalutare la necessità di molti cittadini di trovare una valvola sulla quale indirizzare la propria indignazione e la propria voglia di cambiamento.
Riprendendo ciò che diceva qualche giorno fa Peter Gomez, sul Fatto Quotidiano, chi fa parte di questi movimenti è molto spesso impegnato nel sociale e molto informato.
Ha smesso soltanto di credere all'idea che il cambiamento possa avvenire nei partiti tradizionali. Ha smesso di credere, al contrario di quanto cerchiamo ostinatamente di fare nel nostro piccolo, all'idea che il cambiamento possa avvenire già dall'interno dei partiti, con la serietà e la competenza, all'idea che questo sistema abbia già in se degli anticorpi per reagire a quanto di peggio la politica possa offrire.
Cerca delle alternative, ed anche se le risposte a volte risultano generiche, o prendono preoccupanti derive populistiche (alle quali, da Italiani, non siamo mai sufficientemente immunizzati), ignorare la volontà di partecipazione alla vita politica, e la necessità di rinnovamento espressa da questi movimenti, sarebbe piuttosto miope. Soprattutto se, al netto degli estremismi e dei preconcetti, gli obiettivi possono essere comuni.
Come raccontava in poche righe, qualche giorno fa anche Michele Serra, e con le quali chiudiamo questa riflessione:
Per arrivare preparati a un futuro di sconquassi, sarà bene evitare di chiamare "antipolitica" tutto quello che non capiamo. Specialmente noi anzianotti, cresciuti dentro una società fatta di partiti e di sindacati, tendiamo a buttare in quel sacco tutto e il contrario di tutto. Ma è sbagliato. [...]
La sola vera antipolitica (non da oggi) è la non-politica. E il menefreghismo civico, la tirchieria volgare di chi alla cosa pubblica non dà nulla (neppure la fatica di informarsi) ma da lei tutto pretende. È l'evasione fiscale, il qualunquismo ignorante, la furbizia plebea opposta all'impegno popolare.
Mao