Giorgetti taglia il fondo automotive
“Il Ministro dell’Economia Giorgetti dice in audizione che ha tagliato il fondo automotive, per 4,6 miliardi, per non finanziare “rottamazioni e incentivi all’acquisto di auto elettriche prodotte in Cina o altri Paesi”. A Giorgetti risponde Giorgetti, che, come ministro dello Sviluppo economico del Governo Draghi, aveva utilizzato il fondo automotive, creato da quel governo (8,7 miliardi fino al 2030) per finanziare 525 milioni per i contratti di sviluppo e 225 milioni per gli accordi per l’innovazione. Lo stesso Giorgetti che oggi dichiara che le politiche industriali le fanno le imprese, non i governi, diceva allora: “Con questi interventi si …va nella direzione auspicata di dotare il nostro Paese di una valida strategia di politica industriale a sostegno della trasformazione tecnologica ed ecologica della catena produttiva dell’automotive.” commenta Maria Cecilia Guerra, Responsabile lavoro nella segreteria nazionale.
“Col taglio del fondo automotive, che ha ora messo nella legge di bilancio, non ci saranno certo più sostegni alla domanda di automobili elettriche prodotte in Cina, che nessuno era obbligato a finanziare, ma, soprattutto, non ci sarà sostegno all’innovazione tecnologica e a difesa dell’occupazione in un settore strategico per il nostro Paese”, conclude Guerra.
“L’audizione del ministro Giorgetti è stata del tutto deludente e purtroppo ha confermato tutte le nostre preoccupazioni sulla manovra di bilancio. La verità è che questa è una legge di bilancio recessiva. La politica industriale è la grande assente e la manovra per alcuni comparti produttivi è addirittura dannosa. Basti pensare al demenziale taglio dell’ottanta per cento del fondo automotive, un colpo durissimo assestato ad un settore già in grande difficoltà, ma anche alla riduzione al minimo storico delle detrazioni per la ristrutturazione e l’efficienza energetica delle abitazioni, una scelta che colpirà pesantemente un comparto cruciale come l’edilizia”, aggiunge Antonio Misiani, Senatore e Responsabile economico del PD.
“Nella manovra – conclude il parlamentare
dem – non
c’è un euro per i contratti di sviluppo, gli accordi di innovazione e la
riforma del fondo di garanzia PMI.
Il governo colpisce anche l’ecosistema delle imprese digitali, con l’insensata estensione della web tax a
tutte le imprese, comprese quelle piccole e medie. Un
disastro totale, insomma, che compromette le prospettive di rilancio di
un’economia che nel terzo trimestre si è completamente fermata”.