La responsabilità del cambiamento

La destra fa tutta una campagna sulla paura, sull’angoscia delle persone, trovando ogni volta un capro espiatorio, noi non dobbiamo fare l’errore del passato, ignorare quelle paure, ma indicare con chiarezza come si possono offrire davvero opportunità e protezione sociale. Le famiglie si ritrovano con i problemi della vita quotidiana, le bollette, gli affitti da pagare, le spese per la scuola dei figli, i redditi con cui si fatica ad arrivare a fine mese. È su questo che gli italiani sceglieranno. La vera partita inizia adesso. 

Abbiamo un programma progressista, forse il più progressista da quando esiste il PD. Su ambiente, diritti, lavoro, non è un PD pallido. La sfida è essere credibili nel cambiamento. Ai lavoratori bisogna dire la verità. Che in passato abbiamo sbagliato, la precarizzazione del mondo del lavoro è iniziata negli anni ’90. Ma lo abbiamo capito, in questi ultimi tre anni abbiamo maturato una sensibilità sociale nuova. 

Proposte come una mensilità in più contro il caro-vita, la lotta al lavoro povero e al lavoro precario, le norme sui lavoratori delle piattaforme, sulla trasparenza degli algoritmi chiariscono finalmente da che parte sta il PD. Su questi temi la destra farfuglia. La verità è che sono divisi su tutto, ma uniti a danno della povera gente. Siamo stati il partito della responsabilità, ma ora abbiamo la responsabilità del cambiamento. La destra è un pericolo per l’interesse nazionale, per le sue relazioni internazionali che rischiano di portarci ai margini dell’Europa. Quello del PD non è un europeismo astratto, incide sula vita dei cittadini, dei lavoratori e delle imprese. Fosse stato per la destra non avremmo mai avuto le risorse del PNRR e con loro al governo rischiamo di perderle, visto che lo vogliono cambiare. 

La verità è che finalmente sulla scuola, sulla sanità, sulla casa, sul lavoro, sui diritti, sulle rinnovabili, abbiamo risposte concrete alle diseguaglianze. Perché se le ignori, come fa la destra, diventano divisioni. Lincoln diceva che una casa divisa non può reggere. Vale anche per il Paese. La destra vuole dividerlo. Noi, non i 5 Stelle, non Calenda, ma noi possiamo unirlo. 

Peppe Provenzano, Vicesegretario PD

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