L’Internazionale progressista
L’incontro tra il francese Macron e il sindaco di Londra Khan nei giorni in cui parte la Brexit
Francesco Nicodemo per l'Unità.tv.
La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata dall’avvio formale della brexit, l’iter che inevitabilmente porterà il Regno Unito fuori dall’Unione europea dopo 44 anni. Un governo conservatore ne guidò l’adesione, quello di Edward Heath ed un altro governo conservatore sarà ricordato per l’uscita, quello di Theresa May. La foto dello scorso 28 marzo che ritrae quest’ultima mentre firma la lettera che fa scattare l’applicazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, è allo stesso tempo un epilogo e un prologo. È l’epilogo di una vicenda iniziata dopo quel 51,9% a 48,1% del referendum del giugno 2016. È il prologo di circa due anni di trattative che di fatto caratterizzeranno uno scenario inedito.
Il comunicato ufficiale del Consiglio europeo afferma che durante i negoziati l’Unione agirà come un soggetto unico per preservare i propri interessi con l’obiettivo prioritario di minimizzare l’incertezza causata dal Regno Unito per i cittadini, gli affari e gli Stati membri. Incertezza in effetti, è la parola chiave di questo periodo in cui prendiamo atto di eventi e decisioni che non comprendiamo fino in fondo e che magari non condividiamo. Ci sforziamo di capire le cause e prevedere i probabili effetti. Nel caso della brexit ad esempio, al di là degli aspetti tecnici e giuridici e delle ripercussioni economiche, ciò che rende inquieti è anche la presenza di molte persone che ancora non sanno cosa verrà modificato dei propri diritti e dei vantaggi derivanti fino a questo momento dall’appartenenza all’Ue.
Essi studiano, si formano professionalmente e lavorano godendo di libertà e facilitazioni, in un paio di anni le cose cambieranno. Non si tratterà solo di aggiornare manuali di diritto e libri di storia ma a questi soggetti magari toccherà rivedere i propri progetti di vita. Incertezza dunque è il termine che meglio descrive questa fase. Nelle frenetica riflessione che noi spettatori facciamo, non dobbiamo tuttavia lasciarci sopraffare dal pessimismo.
In un articolo di ieri del Guardian di Natalie Nougayrède dal titolo «Europe in crisis? Despite everything, its citizens have never had it so good», viene ricordato che l’Europa è uno dei posti migliori per vivere, considerata àncora di stabilità, prosperità e ricchezza. Viene anche detto che il Regno Unito lascia l’Unione europea non l’Europa, nella speranza che si evitino negoziati troppo severi. Spesso l’Ue viene criticata per le sue inefficienze ma in realtà dovremmo fare maggiore attenzione soprattutto a tutti i passi avanti fatti fino ad ora.
Nell’articolo infatti, a un certo punto si legge: «Ma questa è la parte del mondo che è riuscita, in modo univoco, a combinare e a sancire nei trattati comuni il rispetto per i diritti fondamentali, il pluralismo, la giustizia sociale, la non discriminazione, norme e meccanismi (comunque incerti) per la sicurezza collettiva ambientale». A volte forse anche noi dimentichiamo gli aspetti positivi di far parte della grande comunità europea e invece dovremmo ricordarlo spesso. Chi non lo dimentica di certo è chi sta per perdere questi vantaggi. Tra questi annoveriamo Sadiq Khan, il quale auspica almeno il buon esito dei negoziati e in una nota pubblicata su Facebook mercoledì scorso, afferma che pur non avendo votato naturalmente per la brexit, resta fiducioso per il futuro di Londra. Non si tratta di parole di circostanza, dal momento che proprio durante i giorni dell’avvio formale dell’iter, Khan ha fatto tappa nelle istituzioni comunitarie, ha incontrato tra gli altri Tajani e Juncker, ribadendo il proprio messaggio di apertura.
L’immagine che mi ha più colpito è però la foto che ritrae il sindaco di Londra con il candidato all’Eliseo Emmanuel Macron che si sono incontrati a Parigi lo scorso 29 marzo. «Il Regno Unito inizia oggi il processo della brexit. Ricevo in questo momento il sindaco di Londra Sadiq Khan» ha scritto Macron dal suo account Twitter.
Mentre dunque avveniva l’avvio formale dell’applicazione dell’articolo 50, il candidato europeista alle presidenziali francesi e il sindaco londinese dell’apertura si sono visti quasi come a voler subito voltare pagina per mettersi a riflettere su cosa fare immediatamente e pensare al futuro.
Al di là dei rapporti tra la Francia e Londra, quella foto rappresenta il nucleo di una sorta di Internazionale dei progressisti contro le barriere. Si potrebbero annoverare anche altri esponenti di questo filo che alle attuali tendenze conservatrici contrappongono un modello antitetico. Incertezza dunque è la parola che meglio descrive questa fase rappresentata dalla brexit, ma aggiungerei anche la parola speranza, quella che ci permette di scorgere segnali di un cambio di atteggiamento nei confronti del futuro, quella che ci dà la consapevolezza della direzione da seguire.