I casini in politica internazionle di Barack Obama

Foto dal profilo instagram di Pete Souza

I giudizi sull'operato di Obama sono sempre stati molto positivi, su questo blog. Da qualche tempo però il presidente Americano arranca, in difficoltà su più fronti. Soprattutto, nell'ambito della politica estera. La questione del possibile intervento in Siria è soltanto marginale, e non sarà questa l'occasione per discuterne, poiché i dubbi sulle strategie attuate in questi anni di profondi di cambiamento in Medio Oriente vengono da molto più lontano.

Lo racconta oggi, in un interessante articolo Christian Rocca, sul suo blog:

Tranne che nelle redazioni dei giornali, l’autorevolezza e la credibilità di Obama sono ai minimi termini (io sono tra quelli che spera ancora). In Medio Oriente è ancora più odiato di Bush, essendo riuscito nel compito di farsi odiare dai regimi (che non ha difeso), dai ribelli (che non ha aiutato), dall’opinione pubblica, da tutti.
Non era mai successo che un presidente americano fosse così sprovvisto di strategia sulla zona più infuocata del pianeta. Obama è partito promettendo la difesa dello status quo dispotico, dall’Iran all’Egitto, abbandonando la politica del Regime Change di Bush, pur accelerando e inasprendo la guerra segreta e coperta contro il terrorismo islamista. Poi si è piegato, in ritardo, al vento della Primavera araba, senza esercitare alcuna leva a favore della promozione della democrazia. Successivamente, cambio totale, è arrivato a rimuovere un regime dispotico con una guerra preventiva (per prevenire un massacro) in Libia, si pure "guidando dal sedile posteriore". È sembrato appoggiare i Fratelli musulmani in modo acritico, con poche e certamente inefficaci critiche alla deriva autoritaria che stava prendendo il presidente Morsi. Il tutto non facendosi proprio amare da Israele né dai democratici laici egiziani. Sulla Siria ha fatto un gran pasticcio: prima quello di Assad era un regime pragmatico, poi gli ha detto di andare via, fissando linee rosse ampiamente sorpassate dalle squadracce di Damasco. Nel frattempo ha regalato l’opposizione ad Al Qaeda, non aiutando i ribelli meno fanatici. I siriani presi tra due fuochi scappano… in Iraq, dove però ora che Obama ha ritirato le truppe c’è il pericolo del ritorno di Al Qaeda, tanto che gli iracheni sono tornati a chiedere aiuto militare a Washington (che per ora non glielo dà o, perlomeno, non sa che cosa fare). Un po’ di armi ai ribelli, concesse male e in ritardo, non sono servite a nulla, Assad ha già fatto 100 mila morti e ora pare anche con l’uso massiccio di armi chimiche. Una seconda linea rossa è stata oltrepassata, ma Obama non sa che cosa fare. Non ha alternative, non ha scelte buone a disposizione, non ha coraggio. Pensa ai sondaggi e all’opinione pubblica americana. (continua a leggere qui)

Speriamo che Obama, torni a sorprenderci positivamente riscattando l'immagine con la quale verrà ricordato. 

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