Ci salverà la cultura
Il dossier dedicato alle povertà di ritorno e a chi si inventa nuovi lavori e mestieri è stato scritto da Andrea Danielli e pubblicato su Doppiozero con il titolo
“La cultura come risposta alla crisi”.
Leggiamo dal sito Vorrei.org
Nonostante l’entità del disastro economico, si fatica a vedere analisi critiche che consentano di andare oltre l’attuale modello capitalista basato sullo sfruttamento della manifattura esternalizzata e sulla gestione del disequilibrio nel mercato dei capitali attraverso una finanza deregolamentata.
In questo doppio articolo (la seconda parte comparirà su il prossimo mercoledì ndr) intendo in primo luogo dare delle solide giustificazioni a una politica di investimenti culturali, ricavandole in parte avendo sullo sfondo la crisi del sistema neoliberista, e cerco, in secondo luogo, di abbozzare delle strategie di sviluppo coerenti
Da dove partiamo? Nel 2012 la produzione culturale italiana contribuisce al 5,4% della ricchezza prodotta, equivalente a quasi 75,5 miliardi di euro, nonché all’occupazione di circa un milione e quattrocentomila persone, ovvero il 5,7% del totale degli occupati del Paese (Fondazione Symbola, Unioncamere (2013). “Io sono cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”. Rapporto 2013.).
Aumentare i posti di lavoro e i consumi culturali permetterebbe tassi di crescita probabilmente meno spettacolari della speculazione edilizia, ma di sicuro rilievo, in quanto parte dei consumi oggi rivolti a beni materiali può essere spostata ad acquistare esperienze, benessere, auto-formazione, ovviamente nei limiti del tempo libero, che non è detto non possa aumentare...
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