Giovani e lavoro: tre approfondimenti


I tre più importanti quotidiani in questi giorni, con modalità differenti,
ci parlano di giovani e di lavoro.

In comune descrivono una situazione difficile tra disoccupazione al 38% e impieghi travestiti da stage. La nota positiva sono i ragazzi che non si arrendono e se il posto non c’è lo inventano.

Iniziamo dal
Corriere della Sera che fornisce un taglio tecnico all'argomento.

Subito il decreto legge per rivedere la riforma Fornero dell'estate scorsa, restituendo flessibilità ai contratti a termine. E poi la vera fase due per provare a risollevare l'occupazione giovanile puntando prima di tutto sulla staffetta generazionale, il meccanismo che agevola l'uscita dal lavoro degli anziani in cambio dell'ingresso dei giovani e che potrebbe riguardare anche i dipendenti pubblici. Aggiungendo gli incentivi per le imprese che assumono giovani, il credito d'imposta per sostenere le buste paga dei dipendenti a basso reddito, un minimo di flessibilità nell'altra riforma Fornero, quella delle pensioni, e la rivoluzione dei centri dell'impiego che dovrebbero agganciare il meccanismo (e i soldi) dell'Europa per la cosiddetta Youth Guarantee , progetto europeo mirato alla formazione e all'impiego degli under 25. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, sta approfondendo il suo corposo dossier in vista dell'incontro con i sindacati e i rappresentanti delle imprese. Alcuni passaggi sono ancora da valutare, restano molti nodi da sciogliere. Anche perché se alcune misure, poche, sono a costo zero, la maggior parte ha bisogno di una copertura. Per questo il grado di avanzamento di ogni singolo capitolo dipende dalla decisione che l'Unione europea prenderà a breve sulla golden rule , la possibilità di non tener conto degli investimenti pubblici produttivi, come i fondi per l'occupazione, dal calcolo del deficit.

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La Stampa racconta con più empatia le difficoltà che incontrano i giovani a trovare un impiego.

Le foglie della corona d’alloro regalata da mamma e papà non hanno ancora fatto in tempo a ingiallire che già l’ansia assale il giovane e promettente neolaureato. Niente più lezioni da saltare e professori da odiare. Diploma, corso di specializzazione o master, il tanto temuto ingresso nel mondo del lavoro prima o poi arriva per tutti. Il quadro non è dei più incoraggianti: il tasso di disoccupazione giovanile è al 38% e non fa che aumentare, la produzione industriale crolla, i liberi professionisti non guadagnano più. I concorsi pubblici? Rari e affollatissimi, senza contare che Comuni e Regioni faticano a pagare anche chi un lavoro ce l’ha già.

A conti fatti, la prima tentazione è scappare. Nel 2012 l’emigrazione italiana ha registrato un boom che non si vedeva da decenni: dai 60mila cittadini trasferiti in Germania nel 2011 si è passati ai 78 mila registrati nel 2012, con un aumento di circa il 30 per cento. Va forte anche l’Australia, chi se lo può permettere insegue il sempreverde sogno americano. La regola d’oro per chi resta è non scoraggiarsi. Mai.

Informagiovani e Centri per l’impiego insegnano, il primo passo è un buon curriculum vitae. Carriera scolastica, lingue scritte e parlate, lavori e lavoretti: tutto fa brodo, compresa quella stagione da allenatore della squadra di pallavolo di quartiere, spendibile tra le cosiddette competenze trasversali come «buone qualità di leadership». C’è chi di curricula ne ha addirittura due: uno per il lavoro sognato all’università, un altro da lasciare nei bar del quartiere. Dopo aver chiesto aiuto e consigli ad amici, parenti e conoscenti, obbligatorio un profilo su Linkedin, il social network dedicato ai rapporti professionali. Anche se nessuno è stato mai contattato da un datore di lavoro cibernauta.

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Sempre sul quotidiano torinese trovate un approfondimento dedicato ai giovani e al mondo del lavoro

Repubblica pone l'accento sulla povertà, sociale, economica, d'istruzione, di lavoro che li sta colpendo come non mai derubandoli di prospettive e opportunità.

E' un vero e proprio 'furto di futuro' quello che si sta consumando ai danni dei bambini, adolescenti e giovani che vivono in Italia. La povertà, sociale, economica, d'istruzione, di lavoro, li sta colpendo come non mai derubandoli di prospettive e opportunità. E con il futuro di chi è giovane oggi, si sta disintegrando il futuro del nostro paese. A lanciare l'allarme è il nuovo dossier di Save the Children "L'isola che non sarà" diffuso oggi insieme all'indagine "Le paure per il futuro dei ragazzi e genitori italiani", in occasione del lancio della campagna Allarme infanzia.

Quattro le principali e più pesanti 'ruberie' commesse a spese del 'giovane capitale umano: il taglio dei fondi per minori e famiglia, con l'Italia al 18esimo posto nell'Europa dei 27 per spesa per l'infanzia e famiglia, pari all'1,1% del Pil; la mancanza di risorse indispensabili per una vita dignitosa: dunque 'furto' di cibo, vestiti, vacanze, sport, libri, mensa e rette scolastiche e universitarie (quasi il 29% dei bambini sotto i 6 anni, pari a 950.000 circa, vive ai limiti della povertà tanto che il nostro paese è al 21esimo posto in Europa per rischio povertà ed esclusione sociale fra i minori 0-6 anni, e il 23,7% vive in stato di deprivazione materiale). E ancora: il furto d'istruzione è la terza ruberia con l'Italia 22esima per giovani con basso livello d'istruzione (il 28,7% tra i 25 e i 34 anni per dispersione scolastica, pari al 18,2% di under 25 e l'Italia all'ultimo posto per tasso di laureati: il 20% dei giovani fra 30 e 34 anni, pari a 760.000; furto di lavoro: disoccupati sono il 38,4% degli under 25, il quarto peggior risultato a livello europeo mentre i Neet (giovani che non lavorano e non sono in formazione) sono 3 milioni e 200.000 e posizionano il nostro paese al 25esimo posto su 27.

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DoppiaM

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