"Una guerra da sessantamila morti"

Un padre visita le tombe dei suoi tre figli, morti nella guerra civile ad Azaz, vicino ad Aleppo, in Siria. (Ahmed Jadallah, Reuters/Contrasto)
"Io dico una cosa e ci credo: se volete togliermi dei minuti, dateli alla Siria. Ci sono 60 mila morti e non se ne sta occupando nessuno. Cerchiamo di guardare un po' fuori, di allargare lo sguardo. L'Italia è un grande Paese, non può finire a colpi di minutaggio televisivo".

Cosi il segretario Pier Luigi Bersani a commento dell’ennesima apparizione di Monti in tv che suscita le solite prevedibilissime reazioni. Prevedibilissime. Non quella di Bersani.

La "guerra invisibile" in Siria conta già
60.000 morti in 20 mesi e 230mila bambini rifugiati.

Leggiamo dal sito Internazionale (a proposito se potete abbonatevi alla rivista)

Secondo un rapporto del commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, le vittime del conflitto in Siria sono più di 60mila. La cifra dei morti è addirittura superiore a quelle diffuse in questi mesi dagli attivisti dell’opposizione. Gli stessi inviati dell’Onu hanno definito il bilancio “davvero scioccante.”
La Siria brucia. “Il fallimento della comunità internazionale, in particolare del consiglio di sicurezza ci fa vergognare tutti”, ha detto l’alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay. “In questi mesi abbiamo perso tempo mentre la Siria continuava a bruciare”.
Il rapporto non specifica quanti dei 60mila morti siano ribelli, soldati o civili, fa notare Al Jazeera.
La cosa certa, secondo le Nazioni Unite, è che le uccisioni da parte del regime di Assad sono progressivamente aumentate. Nel primo periodo dopo l’inizio degli scontri, scoppiati nel marzo del 2011, il bilancio era di mille morti al mese circa. A un anno di distanza se ne registrano almeno cinquemila al mese.
Raid e rapimenti. Ad aumentare il bilancio delle vittime è arrivato il raid aereo dell’esercito governativo di oggi, 2 gennaio, che ha colpito un distributore di benzina alla periferia di Damasco. Secondo gli attivisti il bombardamento ha causato almeno una decina di morti e altrettanti feriti.
Nel frattempo è stato denunciato il rapimento, nel nord del paese, del giornalista statunitense free lance James Foley. Lo ha annunciato la sua famiglia. Secondo testimonianze raccolte dalla France Presse, era stato arrestato il 22 novembre a Taftanaz da quattro uomini armati di kalashnikov, che successivamente hanno rilasciato il suo autista e il suo interprete. Del reporter, però, non si hanno notizie.

Il "suono" della guerra (da un RT di Guido Olimpio su twitter)


La battaglia di Aleppo, Siria 2.0 (da "La storia siamo noi")
L'Unicef, infine, sta lavorando a un piano di sostegno immediato della popolazione nella previsione di uno scenario futuro che vede 7 milioni di persone colpite dal conflitto nei prossimi mesi ed oltre 1 milione e 700 mila sfollati.
Dopo le stragi di Natale è ancora emergenza in Siria

DoppiaM

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