Tutto quello che c'è da fare per la scuola
Marco Rossi Doria, maestro elementare e "maestro di strada" in Campania, poi sottosegretario all'Istruzione del Governo di Mario Monti, ha scritto ieri su La Stampa un bell'articolo sulla scuola italiana e sul suo abbandono da parte della politica, anche nella presente campagna elettorale.
Ve lo riproponiamo.
Caro Direttore,
in questi giorni sento una fortissima urgenza: che si parli di scuola, di com'è, di come deve diventare. E sogno una campagna elettorale che sappia farlo. In modo positivo e dunque riparativo e innovativo. E rispettoso, dunque partendo da quel che già si fa.
Quando sono stato chiamato a fare il sottosegretario all'Istruzione avevo appena finito un'inchiesta per La Stampa, a più puntate, in cui avevo intervistato docenti e dirigenti di tante scuole. Emergeva una scuola competente e battagliera.
Che s'interroga sul futuro educativo del Paese. E che innova nonostante le difficoltà. Cose concrete... Come abbiamo messo su un laboratorio scientifico. Come ho fatto fare volontariato ai ragazzi del mio liceo. Come abbiamo messo intorno a un tavolo genitori e insegnanti in modo da condividere un`idea educativa, ciascuno facendo la sua parte anziché rimpallarsi le colpe. Come uso la lavagna multimediale imparando io, a mia volta, dai miei alunni. Come porto i bambini a leggere le costellazioni nel cielo. Come metto su un`orchestra o una compagnia che recita in un teatro vero. Come consolido bene l`Italiano e la matematica in un quartiere di periferia.
Dopo un anno nel quale ho incontrato oltre cento scuole girando dal Nord al Sud e dove, certo, ho visto scuole in difficoltà che chiedevano aiuto, ho soprattutto avuto la conferma che esiste questo grande, prezioso esercito civile di gente capace di misurarsi con nuovi modi di apprendere. E anche capace di valutare il proprio operato sulla base dei risultati, come si fa in tutto il mondo. Così, mi sono ulteriormente convinto che chiunque governerà questo Paese deve poterne sostenere l`azione quotidiana, per davvero.
Ho anche fatto i conti con i grandi numeri, che sanno dire molto. Eccone alcuni, di segno anche diverso.
Noi integriamo ogni giorno nelle nostre classi, in modo sereno e serio, 200 mila bambini e ragazzi con disabilità.
Nessun altro Paese lo fa da così tanti anni. E oggi finalmente capita che altre grandi nazioni ci guardino con ammirazione, pensando di volerci imitare. Tanto siamo avanti che una delegazione del governo francese è venuta e mi ha chiesto: come fate a fare una cosa così importante, i primi tra i paesi OCSE, da 30 anni?
Continua a leggere sul sito del Partito Democratico.
DoppiaM