Trasparenza e sostenibilità


"Anche potendo spendere di più non lo avremmo fatto. La nostra è una scelta politica. Questi numeri sono il risultato di un profilo complessivo che ci stiamo dando davanti al paese, a partire dal segretario Bersani. Fare politica ha un costo. Il nostro compito è fare in modo che ciò che facciamo con i soldi pubblici sia credibile. La trasparenza deve ormai essere considerata la pre-condizione per giustificare il finanziamento della politica”. 

Sono le parole di Antonio Misiani, Tesoriere Nazionale PD. 

Infatti  PD quest'anno spenderà 6.5 milioni di euro per la campagna. Il PDL nel 2008 spese 68.5 milioni. La Moratti e il PDL spesero per le comunali di Milano quasi 12 milioni di euro (e persero).

Anche da queste cose si vede la differenza

Leggiamo dal sito de La Repubblica:

IL taglio è netto, ma non doloroso. “Anche potendo spendere di più non lo avremmo fatto. La nostra è una scelta politica”, dice il tesoriere del Pd Antonio Misiani. E non c’entra solo la diffidenza crescente dell’opinione pubblica per il link denaro-partiti. “Questi numeri sono il risultato di un profilo complessivo che ci stiamo dando davanti al paese, a partire dal segretario Bersani”. In soldoni la scelta fa 6 milioni e mezzo di euro. A tanto ammonta il budget stanziato dal partito nazionale per questa campagna elettorale. Alle politiche 2008 fu diotto milioni e 866mila euro (+36% sul budget odierno). Per le regionali 2010 sopra i nove milioni(+44%). Le Europee del 2009 costarono oltre il doppio, quasi 14 milioni di euro (+114%). Austerità, si sarebbe detto negli anni Settanta. Oggi invece la parola d’ordine è sobrietà. Ma senza ipocrisie: “Fare politica ha un costo. Il nostro compito è fare in modo che ciò che facciamo con i soldi pubblici sia credibile. La trasparenza deve ormai essere considerata la pre-condizione per giustificare il finanziamento della politica”.

Il 25 febbraio il budget complessivo salirà. Allo stanziamento della sede centrale andranno infatti aggiunte le spese delle strutture territoriali. Il conto finale sarà tra i dieci e gli undici milioni di euro. Ma le percentuali della “sobrietà” non cambieranno. Nel 2008 - tenendo conto del territorio - i democratici spesero 18 milioni e 400 mila euro.

I singoli capitolati di spesa, già in chiaro a più di un mese dal voto, raccontano in controluce di come sia cambiata l’Italia in quattro anni. Ma per avere una idea delle dimensioni e degli equilibri vale la pena restare ancora sui grandi numeri. Negli uffici della tesoreria del Pd il tetto di spesa previsto per legge (96 milioni di euro) non è nemmeno preso in considerazione. Un numero virtuale. Matematica astratta. Eppure quattro anni fa il Pdl non ci ando’ molto lontano. A bilancio andarono spese elettorali per 68 milioni e 475mila euro. Per le sole comunali di Milano il centrodestra investì quasi 12 milioni. Poi vinse Pisapia.

La scelta politica della “sobrietà” è messaggio al Paese ma anche realismo davanti alla durezza delle cifre. “Siamo entrati in un’altra fase”, è il mantra che si ripete all’infinito dalle parti di Sant’Andrea delle Fratte. Perché con il taglio dei rimborsi elettorali (“Nominalmente del 50%, ma nei fatti del 70%) i margini di manovra sono stretti. L’intero partito è a metà strada di una ristrutturazione che si compirà solo a fine 2013. Il quasi dimezzamento dell’investimento per la campagna elettorale 2013 è solo un passaggio del processo di snellimento dei costi. Toccherà anche i dipendenti? Spero di no – sussurra Misiani –, è l’ultima cosa che vorrei fare”.

Del resto la “forza lavoro” del Pd diventa in campagna elettorale risparmio sui costi. Non sono previste spese di retribuzione personale “straordinario”. Tutto sarà gestito da dipendenti e volontari, e rientrerà nel bilancio complessivo del partito. Mobilitate anche le strutture di Montecitorio e Palazzo Madama. A Camere sciolte ogni risorsa umana è stata dirottata sulla sfida del 24 febbraio.

I soldi delle primarie. Scorrendo i dati messi già a bilancio cade la convinzione diffusa che quanto incassato a dicembre (due euro a votante) sia destinato a finanziamento diretto della campagna elettorale. Quei fondi sono rimasti in gran parte sul territorio. Al partito nazionale sono arrivati per ognuno di quei voti solo 0,50 euro. In totale 1 milione e 560mila. E non sono nel budget, perché l’operazione “Italia bene comune” a Sant’Andrea delle Fratte si è chiusa con un rosso di circa 160mila euro. Anche regionali, provinciali e i circoli hanno speso per l’organizzazione di primo turno e ballottaggio. Un parte è rimasta e sarà impiegata anche per la campagna. “Ma dal consuntivo finale si vedrà che sul territorio non sarà superiore nemmeno alla metà delle donazioni ricevute da chi ha partecipato alle primarie”.

I capitolati di spesa. Continua a leggere sul sito de 
La Repubblica:


DoppiaM

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