La rabbia del mondo per l'aggressione a Malala


Le hanno sparato qualche giorno fa, appena uscita di scuola.

L'hanno colpita con almeno sei colpi di pistola. Malala Yousafzai, quattordici anni appena, è uno dei simboli dei diritti delle donne, e delle bambine, nel Pakistan delle aree tribali, dominato ancora dai taleban e da leggi ancestrali.

Era diventata famosa nel 2009, quando aveva aperto un blog, sul sito della Bbc in lingua urdu, sulla condizione delle bambine nello Swat, allora sotto la piena offensiva dei taleban, che facevano chiudere una scuola dopo l’altra, e distruggevano quelle che si opponevano. Lo scorso anno aveva ottenuto il primo premio nazionale per la pace dal governo di Islamabad ed è stata segnalata per l’International Children’s Peace Prize dal gruppo KidsRights Foundation. L’attacco è stato rivendicato dal Movimento dei talebani del Pakistan (Ttp), alleati di Al Qaeda. “E’ una ragazza dalla mentalità occidentale che passa il tempo a denunciarci. Chiunque criticherà i talebani subirà la stessa sorte”, ha minacciato Ehsanullah Ehsan, portavoce del gruppo.

Eppure i talebani hanno ottenuto l'effetto contrario, perchè venerdì in tutto il paese è stato osservato un minuto di silenzio e si sono levate moltissime proteste per quello che è stato fatto a questa bambina. E alle proteste del Pakistan si sono aggiunte le proteste di tutto il mondo.

Corradino Mineo, direttore di RaiNews, ha lanciato una proposta agli studenti, ai professori e ai presidi d'Italia: adottare Malala. Cioè parlare di lei a scuola per un giorno.

Poche ore fa Malala è stata trasferita in Gran Bretagna per continuare le sue cure, dopo che un comunicato medico ha assicurato che "le condizioni della paziente registrano incessanti progressi" e che per questo le si stavano progressivamente riducendo la dose di sedativi. "Movimenti - si precisava - sono stati registrati nelle mani e nelle gambe della ragazza, cosa che è un positivo sviluppo".

E ieri, alle preghiere formulate in tutto il paese per un rapido ristabilimento, si è unita anche la comunità cristiana che ha pregato per lei nella liturgia domenicale.

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