La protesta di ieri alla Candy

I lavoratori della Candy impediscono l'ingresso dei tir. Foto da http://www.ilcittadinomb.it/
Settimana scorsa vi avevamo raccontato di come la Candy, marchio storico produttore di elettrodomestici, sito a Brugherio dal 1961, stia vivendo un momento delicato.

Il tema è di quelli cruciali e stranoti: la produzione all'estero e le ripercussioni di questa strategia sui livelli occupazionali.

I rappresentanti di Fim Cisl e Fiom Cgil hanno chiesto all'azienda di farsi carico, in quota parte, del disagio dei dipendenti, ma avrebbero ricevuto «la totale indisponibilità a definire qualsiasi forma di integrazione». Da qui la proclamazione dello stato di agitazione e di un pacchetto di 8 ore di sciopero, da attuare durante questa settimana.

Come racconta l’edizione online de il Cittadino di Monza e Brianza, ieri, davanti al colosso brugherese degli elettrodomestici, si sono accalcati i tir in attesa di poter scaricare la merce, mentre i lavoratori bloccavano quasi totalmente l'ingresso.

È questo uno dei primi provvedimenti promossi da RSU e sindacati per ottenere l'attenzione dei vertici aziendali sulle istanze messe sul piatto: la necessità di rispettare l'accordo Bessel dello scorso anno, la tutela del made in Italy, il contenimento e l'integrazione della cassa.

I sindacati attendono di essere convocati da Candy, ma per ora dai Fumagalli nessun cenno. Ieri solo Roberto Gambardella, direttore di stabilimento, è uscito per scambiare due parole con i lavoratori che presidiavano i cancelli. Li ha messi in guardia sul rischio che il blocco dei tir li lasciasse senza lavoro nelle prossime ore.

Ma la guerra è guerra e in azienda per ora entrano solo i carichi urgenti. Le RSU annunciano iniziative per tutta la settimana. Ne programmeranno la portata di giorno in giorno.

Qui di seguito le dichiarazioni rilasciate ad Andrea Ravizza, del Giornale di Monza di oggi, di Paolo Mancini, dell'RSU della Candy.

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