L'Europa sportiva


Mancano pochi giorni alle Olimpiadi.

Ci introduce all'evento il  "Buongiorno"  di Massimo Gramellini

Non prendetemi per pazzo. Oppure sì. Ma insomma, provate a immaginare. Provate a immaginare che fra oggi e domani, vigilia d’Olimpiade, tutti gli atleti delle nazioni dell’area euro presenti a Londra si sfidino nelle rispettive specialità. Immaginate che i primi tre classificati, e soltanto loro, partecipino poi ai Giochi con la divisa della Unione Europea.

Immaginate davanti al video una ragazzina spagnola che tifa Federica Pellegrini e un pensionato tedesco che incoraggia il centometrista francese Lemaitre. Immaginate il medagliere olimpico, con l’Europa Unita che lotta per il primo posto contro l’America e la Cina, e quasi sicuramente le supera, sentendosi di nuovo il centro glorioso del mondo e non un insieme di piccole, rissose e decadenti periferie. 

Immaginate quale effetto avrebbe sull’identità del Vecchio Continente la condivisione di emozioni così possenti. Forse persino l’euro cesserebbe di essere una moneta svizzera finita per sbaglio nelle nostre tasche, assurgendo finalmente a simbolo di qualcosa di vivo.

Avete immaginato? Ora riatterrate sulla realtà schizofrenica delle prossime settimane, quando nei discorsi economici invocheremo politiche unitarie e in quelli agonistici ci scanneremo per le piccole patrie di appartenenza, nani destinati alla sconfitta: in pista come in Borsa. Prendetemi per pazzo, ma non per scemo. So bene che la crisi d’Europa non si risolve con una manciata di medaglie. 

Ma so anche che lo sport sarebbe un buon mastice per tentare di mettere insieme le membra di questo gigante depresso, che ha fatto la Storia ma rischia di essere sfatto dalla cronaca.

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