Un partito può buttare i suoi soldi dalla finestra?
Sul blog abbiamo parlato delle difficoltà che ha vissuto il Partito Democratico nell'affrontare le vicende Penati e Lusi.
Ci siamo occupati poco degli scandali che hanno colpito la Lega Nord. Ci interessa di più cosa succede in casa nostra e comunque dobbiamo dare atto alla Lega di aver al suo interno (come peraltro i democratici) gli anticorpi per reagire a queste situazioni.
Fatta una debita premessa però vorrei analizzare il commento di Umberto Bossi sulle ultime vicende che stanno sconvolgendo la Lega: quella del presunto dossier interno confezionato per screditare Maroni e quella dell'affitto della casa di Calderoli che sarebbe stato pagato con i soldi del partito. Nonostante non sia più il leader indiscusso del Carroccio, l'opinione di Bossi sul terremoto nel partito è sempre comunque la più attesa.
Il Senatur, ad Alessandria per un comizio, incalzato dai cronisti, ha parlato del presunto pagamento dell'affitto di Calderoli con i soldi del Carroccio:
"Non c'era reato - dice - un partito può buttare i suoi soldi dalla finestra. E quei soldi non erano dello Stato, erano della Lega, raccolti con le tessere dei militanti. Si fa fatica a configurare un reato in tutte le cose dette. Per me è solo un brutto film".
La risposta all'affermazione di Umberto Bossi la affidiamo a Massimo Gramellini e alla sua rubrica per il quotidiano La stampa, Buongiorno.
"La sua frase rivela semmai lo spirito della Casta e il morbo che ha devastato il rapporto fra partiti e cittadini. Quei soldi, signor Bossi, non sono vostri. Sono nostri. Dei contribuenti che li hanno versati attraverso le tasse, spremendoli dal frutto del proprio lavoro.
Sono un prestito che facciamo alla politica e che la politica è tenuta a restituirci con le sue opere e a documentarci con rendiconti precisi. Essendo soldi nostri, non solo ci interessa sapere come li spendete, ma saperlo è un nostro diritto. Altro che buttarli dalla finestra o negli stravizi del Trota.
In fondo è la stessa forma di rispetto che pretendiamo dal dipendente pubblico, quando allo sportello ci tratta da postulanti. Ma come si permette? Siamo noi a pagargli lo stipendio, perciò deve mettersi al nostro servizio: persino quando siamo insopportabili (a volte lo siamo anche noi). Così almeno diceva mio padre, impiegato statale. È incredibile, ma forse no, come la Lega abbia mutuato dalla burocrazia di Roma ladrona i difetti che canzonava nei comizi delle origini.
La visione proprietaria del bene pubblico e dei fondi della comunità. Quel pensiero molto italiano che ciò che è dello Stato non appartenga a nessuno e quindi chiunque ne possa approfittare. Invece appartiene a tutti: impariamo a difenderlo dai Bossi di oggi e possibilmente anche da quelli di domani."
DoppiaM