«I bambini hanno questa aspirazione»


L'altro ieri durante un incontro con la Federazione delle chiese evangeliche al Quirinale, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dichiarato:

«Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche
la questione della cittadinanza ai bambini
nati in Italia da immigrati stranieri.
Negarla è un’autentica follia, un’assurdità.
I bambini hanno questa aspirazione»

Qui nei giorni scorsi avevamo commentato le parole del Presidente Napolitano con il lancio della raccolta firme a sostegno delle due proposte di legge del PD di iniziativa popolare, per riformare la norma sulla cittadinanza e introdurre il diritto di voto amministrativo agli stranieri residenti in Italia.

Ieri il quotidiano online Il Post dedica un interessante approfondimento all'argomento.

“Ius sanguinis” e “Ius soli”

Esistono tradizionalmente due sistemi di trasmissione della cittadinanza alla nascita. Uno viene chiamato “ius soli”, il diritto che si acquisisce per nascita su un territorio e indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori, secondo cui chi nasce in una nazione è cittadino di quella nazione. Il sistema storicamente è stato adottato soprattutto da quei Paesi che sono stati interessati da una forte immigrazione e che possiedono un’ampia superficie territoriale (Canada, Stati Uniti, Brasile, Argentina).

L’altro è lo “ius sanguinis”, il diritto di sangue, secondo cui la cittadinanza si trasmette dai genitori ai figli, al di là del luogo in cui questi nascono. Il sistema si ritrova, a tutela dei discendenti, soprattutto in quegli Stati che hanno una storia di emigrazione: tra questi, anche l’Italia. Attualmente, la maggior parte degli Stati europei adotta lo «ius sanguinis» ma con norme meno rigide che in Italia.

Come funziona in Italia

La cittadinanza italiana è oggi basata sullo “ius sanguinis”, il diritto di sangue, e non prevede lo “ius soli”, il diritto che si acquisisce per nascita sul suolo italiano indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. La condizione giuridica dei bambini figli di immigrati nati in Italia è quindi strettamente legata alla condizione dei genitori: se i padri ottengono la cittadinanza (dopo dieci anni di residenza legale) questa si trasmette anche ai figli per “discendenza”. Acquisisce la cittadinanza italiana anche chi è nato in Italia da genitori ignoti o apolidi, il figlio di ignoti trovato nel territorio italiano di cui non è possibile provare il possesso di altra cittadinanza, lo straniero residente da tre anni o nato in Italia con ascendenti diretti italiani, lo straniero maggiorenne adottato da italiani e residente da cinque anni in Italia.

Continua a leggere sul sito de Il Post

Sul sito internet de Il Corriere della Sera Firenze potete trovare il racconto della scuola elementare cosmopolita Fabio Filzi di Prato. Una scuola virtuosa, una storia di integrazione dove circa il 70 per cento dei 130 alunni è straniero. Siamo nel centro di Prato, a pochi passi dal Duomo.

Il sito internet del quotidiano La Stampa  invece ci racconta  la difficile storia di Mohamed; a 18 anni ci è sentito dire no dal ministero.

Mohamed spera da 22 anni di diventare italiano.
E' nato e cresciuto qui ma la sua domanda è stata respinta.

DoppiaM

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