Ripartiamo dalle basi...

È una sensazione strana.
È come se si dovessero capire daccapo, spiegare daccapo, cose che parevano assodate, condivise, perfino ovvie.


Che, per esempio, prostituirsi per fare carriera è una cosa che accade, ma non è una cosa nobile, e non fa parte della libertà: fa parte delle antiche servitù dei poveri ("Le disgraziate si son vendute - per una cena, per un grembial", Canto degli sfruttati, fine Ottocento).
Che doversi inchinare ai potenti capita, ma vantarsene con le amiche, e addirittura con i genitori, non è usanza, tra le umane e gli umani.
Che un padre o una madre che incitano la figlia a sgomitare per raggiungere prima delle altre il letto del padrone non sono un buon padre e una buona madre, in nessuna epoca, a nessuna latitudine.
Che l'amore gratuito ha più valore, più bellezza e infinitamente più potenza dell'amore a pagamento.
Che esiste una differenza sostanziale, e percepibile anche dai semplici e dagli incolti, tra i gesti dignitosi e i gesti umilianti.
Che il maschio anziano che compra la ragazza giovane merita pietà, ma mai ammirazione.

Ecco, di queste e altre cose, nel paese Italia, in questo scorcio di tempo, sembra perduta ogni certezza. Non lo dico con rabbia o sconforto. Ne prendo atto, questo sì.

E dunque: ripetiamo daccapo, tutti insieme, a partire dal rigo due: prostituirsi per fare carriera (eccetera eccetera).

Michele Serra, L'Amaca, Repubblica, 21 gennaio 2011

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