Occidente estremo
Vi abbiamo segnalato in precedenza la raccolta di articoli de "La Stampa" che analizzavano sfide per l'anno che verrà.
In particolare vorrei soffermarmi sull'articolo di Francesco Guerrera.
Il Caporedattore finanziario del «Financial Times» a New York ci racconta di un America che faticosamente cerca di uscire dal tunnel e di stati che bruciano le tappe di uno sviluppo sempre meno sostenibile.
Dopo un anno terribile in cui la disoccupazione è salita quasi al 10 per cento e la ripresa è stata stentata, la crescita nel prodotto interno lordo americano è accelerata negli ultimi tre mesi del 2010
La buona nuova è che la crescita del Pil americano sembra essere uscita dalle sabbie mobili del 2-2.5 per cento - un livello insufficiente per trascinare l’economia Usa fuori dalla crisi - in cui è rimasta per gran parte del 2010. Nel 2011 dovremmo vedere un più normale 3-3.5 per cento, una buona piattaforma per ridurre la disoccupazione e istigare la ripres.
Riporto un passo successivo dell'articolo:
L’ascesa di Paesi emergenti - la Cina ma anche l’India e il Brasile - è ormai incontenibile e l’asse AmericaEuropa, che è stato la trave portante dell’economia mondiale nel dopoguerra, è stato indebolito dalla crisi finanziaria Usa e i disastri economici europei
Mentre, alcuni Stati sono consapevoli della crisi ed hanno messo in atto misure per uscirne, mentre altri Stati bruciano le tappe dello sviluppo, in Italia siamo fermi a giochi di Palazzo totalmente estranei ed alla perifeiria di un mondo che sta cambiando.
Solo grazie ad una serie di riforme dettate dalla Stato è stato e sarà possibile permettere alle aziende di ritornare ad investire, creare posti di lavoro, facendo calare il tasso di disoccupazione.
Il nostro governo (sich) dovrebbe chiedersi invece:
Quali sono gli effetti della “nuova America” sulla “vecchia Europa”?
Come sapremo rispondere alle sfide della nuova economia globale?
E soprattutto: come stanno cambiando in questo scenario le nostre vite?
A tal proposito segnalo una lettura molto interessante, il saggio di Federico Rampini "Occidente estremo" edito da Mondadori, 18 euro.
Federico Rampini, dopo cinque anni a Pechino, è dal 2009 corrispondente della “Repubblica” da New York, il luogo forse più “caldo” del momento. Dal suo nuovo, privilegiato osservatorio si interroga, in questo libro, sul destino declinante della superpotenza americana e disegna una mappa che tiene conto dei nuovi rapporti di forza con Cindia (Cina-India) dopo la crisi del 2008
DoppiaM
In particolare vorrei soffermarmi sull'articolo di Francesco Guerrera.
Il Caporedattore finanziario del «Financial Times» a New York ci racconta di un America che faticosamente cerca di uscire dal tunnel e di stati che bruciano le tappe di uno sviluppo sempre meno sostenibile.
Dopo un anno terribile in cui la disoccupazione è salita quasi al 10 per cento e la ripresa è stata stentata, la crescita nel prodotto interno lordo americano è accelerata negli ultimi tre mesi del 2010
La buona nuova è che la crescita del Pil americano sembra essere uscita dalle sabbie mobili del 2-2.5 per cento - un livello insufficiente per trascinare l’economia Usa fuori dalla crisi - in cui è rimasta per gran parte del 2010. Nel 2011 dovremmo vedere un più normale 3-3.5 per cento, una buona piattaforma per ridurre la disoccupazione e istigare la ripres.
Riporto un passo successivo dell'articolo:
L’ascesa di Paesi emergenti - la Cina ma anche l’India e il Brasile - è ormai incontenibile e l’asse AmericaEuropa, che è stato la trave portante dell’economia mondiale nel dopoguerra, è stato indebolito dalla crisi finanziaria Usa e i disastri economici europei
Mentre, alcuni Stati sono consapevoli della crisi ed hanno messo in atto misure per uscirne, mentre altri Stati bruciano le tappe dello sviluppo, in Italia siamo fermi a giochi di Palazzo totalmente estranei ed alla perifeiria di un mondo che sta cambiando.
Solo grazie ad una serie di riforme dettate dalla Stato è stato e sarà possibile permettere alle aziende di ritornare ad investire, creare posti di lavoro, facendo calare il tasso di disoccupazione.
Il nostro governo (sich) dovrebbe chiedersi invece:
Quali sono gli effetti della “nuova America” sulla “vecchia Europa”?
Come sapremo rispondere alle sfide della nuova economia globale?
E soprattutto: come stanno cambiando in questo scenario le nostre vite?
A tal proposito segnalo una lettura molto interessante, il saggio di Federico Rampini "Occidente estremo" edito da Mondadori, 18 euro.
Federico Rampini, dopo cinque anni a Pechino, è dal 2009 corrispondente della “Repubblica” da New York, il luogo forse più “caldo” del momento. Dal suo nuovo, privilegiato osservatorio si interroga, in questo libro, sul destino declinante della superpotenza americana e disegna una mappa che tiene conto dei nuovi rapporti di forza con Cindia (Cina-India) dopo la crisi del 2008
DoppiaM