Le elezioni ad personam

Dunque non era una boutade del fidato La Russa. L’idea, senza precedente alcuno nella storia della Repubblica, e decisamente lunare in un sistema politico e istituzionale come quello italiano, è di Silvio Berlusconi. Senza la fiducia a Montecitorio, dice il premier, si voterà solo per la Camera dei deputati.

Al di là dell’evidente sgarbo al Quirinale, che è l’unico ad avere la prerogativa di sciogliere il Parlamento, il Cavaliere non fa altro che muoversi nel solco che il suo aratro ha ampiamente tracciato. Dopo le leggi ad personam, è dunque il momento delle elezioni ad personam. Che si facciano pure, ma solo dove lui parte – ed è comunque tutto da vedere – in vantaggio.

Ma Berlusconi per primo sa che difficilmente Napolitano scioglierà una sola Camera. E ormai ogni sua mossa va letta nell’ottica propagandistica di chi vuole affrontare la sfida finale nei panni della vittima. Stretto nell’angolo, cercherà ogni giorno e in ogni modo di confondere le acque. Moltiplicando i “falsi” nemici per esorcizzare i tanti avversari veri.
Dopo i giornali e la Rai, e dopo i “traditori” di Gianfranco Fini, nel cupio dissolvi della lotta per la propria sopravvivenza vuole che finisca anche il Quirinale, magari colpevole di non aver accolto i suoi desiderata.

La vera battaglia che sta per cominciare è tra un uomo disposto a tutto e le istituzioni democratiche. E il pareggio non è previsto.

Marco Bracconi, Politica pop, repubblica.it

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