La prima sconfitta dello Sceriffo

Il 17 febbraio 2010 il Sindaco ha firmato un'ordinanza con la quale stabiliva le regole per ottenere l'iscrizione anagrafica presso il Comune di Brugherio, in particolare prevedendo prescrizioni più vincolanti per gli extracomunitari.

Contro questa ordinanza la CGIL di Monza e Brianza ha promosso un ricorso al TAR di Milano, che nei giorni scorsi ha accolto la richiesta di sospensiva del provvedimento avanzata dal Sindacato.

L'ordinanza quindi per ora non è più operativa, in attesa che il TAR si pronunci nel merito.

Già da ora, però, il TAR dice che dubita che "sussistano in concreto i presupposti per l’adozione delle ordinanze, sia che tra le attribuzioni dell’ente locale rientri il potere di regolamentare le materie della immigrazione, della anagrafe, dei rapporti dello Stato con l’Unione europea, del diritto di asilo e della condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea".

Al di là del linguaggio giuridico, il senso è chiaro: un Sindaco sembrerebbe non avere questi poteri.

Recentemente anche in altre occasioni è capitato che il TAR si pronunciasse su ordinanze di Sindaci, evidenziando che stanno andando oltre i loro compiti.

Morale: i Sindaci, compreso il nostro, la devono smettere di fare gli sceriffi. Si preoccupino piuttosto di governare le loro città e di operare in concreto per la risoluzione di ogni questione che interessa la vita dei cittadini.

E' il senso vero di questa prima vittoria della CGIL nel ricorso: non servono gli sceriffi.

Servono amministratori capaci di guardare oltre l'immediato, di non cavalcare le paure ma proporre un modello possibile di integrazione, di non pensare al consenso elettorale immediato ma allo sviluppo della città.

Anche a Brugherio vorremmo un sindaco così.
Disposto a ragionare realmente dell'integrazione delle persone straniere nella nostra città. Disposto a confrontarsi con chi non la pensa come lui. Che non ritenga "di sinistra" chiunque si oppone a sue proposte o decisioni. Che non banalizzi qualunque cosa.

Il messaggio della sentenza è chiaro, vogliamo sperare che possa essere recepito.

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