Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Torino

Sentenza d’appello del processo Eternit: Stephan Schmidheiny condannato a 18 anni per disastro doloso

Immagine
Qui , qui , q ui e qui   avevamo seguito dall'inizio il  maxi processo contro i responsabili della società Eternit Spa , lo svizzero Stephan Schmidheiney e il belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne. L'accusa era di disastro ambientale doloso e di omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche nei luoghi di lavoro , in riferimento al periodo dal 1952 al 2008 negli stabilimenti italiani della Eternit a Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli; per quanto avvenuto negli ultimi due stabilimenti, il reato è stato giudicato prescritto. Il processo Eternit di Torino per i morti e malati d’amianto è stato la più grande causa in materia mai celebrata in Europa ; il capo d’accusa conteneva un elenco di 2.191 morti e 665 malati a causa delle patologie correlate con l’amianto e circa 6.400 richieste di costituzione di parte civile, quasi interamente accolte. Ieri l 'imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, imputato a Torino nel processo Eter

«Maipiucomplici»

Immagine
Torniamo a riflettere, dopo il post di ieri, sulle guerra alle donne. « Donne morte ammazzate da mariti, fidanzati, amanti e conviventi. Uomini killer che vengono protetti da alibi concettuali, linguistici. Giustificati. «Ha ucciso dopo un raptus, ha ucciso per gelosia, ha ucciso perché aveva paura di essere lasciato».    « La vittima non esiste mai: il maschio assassino, ancora una volta, è il protagonista ».  A Torino oggi e domani l’incontro organizzato da «Se non ora quando» per porre fine a una guerra che dall’inizio dell’anno conta già 92 vittime. Ce lo racconta il quotidiano L'Unità Novantadue vittime in Italia dall'inizio dell’anno . Sono numeri da guerra. Perché la guerra è in atto ed è un conflitto di genere. Per questo, oggi e domani, le donne di «Se non ora quando» si ritrovano a Torino. Il titolo di questa nuova iniziativa è «Maipiucomplici» , scritto così tutto di seguito, un concetto da dire in fretta, memorizzare in un attimo. Un titol

Torino: l'altra parte della storia

Immagine
Ieri vi abbiamo raccontato del raid che sabato sera ha devastato, alla periferia di Torino, un campo rom abusivo. Non ci sono state vittime nè feriti, solo due baracche andate in fumo, ma l'indignazione è fortissima dopo l'assalto scatenato da un gruppo di persone che volevano vendicare il presunto stupro subito, ad opera di «due stranieri» da una sedicenne. Stupro che in realtà non c'è stato. Voglio tornare sull'argomento consigliandovi la lettura di due post ; quello di Ilda Curti , assessore di Torino, che da anni si occupa di periferie ed integrazione e quello di Michela Murgia , scrittrice, che è stato pubblicato dal quotidiano "La Repubblica". Solo le donne possono raccontare la storia nella sua totalità. Due donne straordinarie e differenti; solo loro possono cogliere "l’altra parte della storia" Ilda Curti Ricordiamoci anche di queste ragazzine di periferia che vengono difese dal branco soltanto se si pensa che siano state viola

Torino e i rom

Immagine
Torino è sotto choc per il raid che sabato sera  ha devastato un campo rom abusivo alla periferia della città. Non ci sono state vittime nè feriti, solo due baracche andate in fumo, ma l'indignazione è fortissima dopo l'assalto scatenato da un gruppo di persone che volevano vendicare il presunto stupro subito, ad opera di «due stranieri» da una sedicenne. Invece la ragazza aveva inventato tutto , probabilmente per nascondere la vergogna provata dopo il primo rapporto sessuale della sua vita. Per paura di confessare a casa quanto accaduto ha chiesto aiuto al fratello più grande . E insieme hanno trovato qualcuno a cui dare la colpa : "Sono stati due zingari, sono loro che mi hanno violentato mentre tornavo a casa". Nel quartiere, alla periferia di Torino, la notizia fa presto a girare di casa in casa. La rabbia cresce: per protestare contro i nomadi si organizza una fiaccolata, pacifica. Ma sabato sera la situazione è degenerata : dopo un rapido giro per le strade

A quattro anni dalla tragedia

Immagine
Era 6 dicembre 2007, quando alla Thyssenkrupp  scoppiò un incendio che fu fatale per 7 operai. A quattro anni dalla tragedia della ThyssenKrupp , le sette vittime del rogo sono state commemorate ieri al cimitero monumentale di Torino. Il quotidiano La Repubblica  ci riassume cos'è successo da allora. - L'inchiesta giudiziaria , condotta dai pm Raffaele Guariniello, Laura Longo e Francesca Traverso, ha portato , lo scorso 15 aprile, alla condanna di Harald Espenhahn, amministratore delegato della ThyssenKrupp, a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale e di altri cinque dirigenti a pene tra 10 anni e 10 mesi e 13 anni e mezzo per omicidio colposo con colpa cosciente . I difensori degli imputati stanno per presentare ricorso in appello. Intanto l'associazione "Legami d'acciaio" ha annunciato che i familiari e i colleghi delle vittime della Thyssen si costituiranno parte civile anche negli altri due filoni processuali l

Thyssen: il giorno del verdetto

Immagine
Antonio Schiavone , 36 anni. Roberto Scola , 32 anni. Angelo Laurino , 43 anni. Bruno Santino , 26 anni. Rocco Marzo , 54 anni. Rosario Rodinò , 26 anni. Giuseppe Demasi, 26 anni. È la notte del 6 dicembre 2007 . Gli operai della "linea 5" della Thyssen di Torino stanno facendo quello che fanno sempre: temprare e pulire l'acciaio, per poi poterlo lavorare. Il nastro scorre a velocità bassa, poi all'improvviso s'intraversa, va contro la carpenteria, si mette a lanciare scintille che diventano il detonatore di un'immensa bomba. Gli estintori sono scarichi. E un flessibile pieno d'olio scoppia passando sul fuoco: così, tutta l'aria esplode. Sono passati tre anni e mezzo , e oggi la parola va ai giudici per il primo verdetto . Mai, in un processo di morte sul lavoro, l'amministratore delegato dell'azienda sotto accusa aveva dovuto rispondere di "omicidio volontario con dolo eventuale". Significa che la morte non arrivò come una

La lunga notte di Torino

Immagine
La lunga notte del referendum sull'accordo contrattuale si chiude con la vittoria del sì: dopo uno scrutinio durato circa 9 ore, con un vero e proprio testa a testa, l’accordo su Mirafiori è stato approvato con il 54% di voti favorevoli. Decisivo il voto degli impiegati. Al voto, iniziato con il turno delle 22 di giovedì, hanno partecipato 5.119 lavoratori, oltre il 94,2% degli aventi diritto. Il sì ha ottenuto 2.735 voti, pari al 54,05%. A votare no sono stati invece in 2.325 (45,95%), 59 le schede nulle e bianche. Nei primi seggi scrutinati, quattro del reparto montaggio e uno della lastratura, dove la Fiom è tradizionalmente forte, ha prevalso il no. Poi la situazione si è rovesciata: al seggio 5, quello degli impiegati, su 449 iscritti hanno votato in 441 e 421 hanno a favore dell’accordo. Ma anche nel conteggio complessivo dei soli operai, il sì ha prevalso anche se soltanto per 9 voti. Fra le oltre 4.500 tute blu, al montaggio e alla lastratura si è registrato il 53% di no