Thyssen: il giorno del verdetto


Antonio Schiavone, 36 anni. Roberto Scola, 32 anni. Angelo Laurino, 43 anni. Bruno Santino, 26 anni. Rocco Marzo, 54 anni. Rosario Rodinò, 26 anni. Giuseppe Demasi, 26 anni.

È la notte del 6 dicembre 2007. Gli operai della "linea 5" della Thyssen di Torino stanno facendo quello che fanno sempre: temprare e pulire l'acciaio, per poi poterlo lavorare.

Il nastro scorre a velocità bassa, poi all'improvviso s'intraversa, va contro la carpenteria, si mette a lanciare scintille che diventano il detonatore di un'immensa bomba. Gli estintori sono scarichi. E un flessibile pieno d'olio scoppia passando sul fuoco: così, tutta l'aria esplode.

Sono passati tre anni e mezzo, e oggi la parola va ai giudici per il primo verdetto.

Mai, in un processo di morte sul lavoro, l'amministratore delegato dell'azienda sotto accusa aveva dovuto rispondere di "omicidio volontario con dolo eventuale". Significa che la morte non arrivò come una imprevedibile maledizione, ma come un rischio che qualcuno aveva accettato di correre sulla pelle indifesa degli altri, degli operai.

Qui lo speciale di Repubblica.

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