Servono salario minimo e sconti in bolletta

Giorgia Meloni sembra occuparsi di tutto tranne che dei veri problemi del Paese, mentre il Presidente Mattarella si dimostra come sempre in sintonia con le preoccupazioni degli italiani. La questione salariale è gigantesca, lo dimostrano i dati. Secondo Eurostat, pur avendo un impiego, il 9% dei lavoratori a tempo pieno sono comunque poveri, non arrivano alla fine del mese. Rispetto all’anno precedente c’è stato un peggioramento e i più colpiti sono i giovani, che prendono stipendi insufficienti a provvedere alla vita quotidiana, figurarsi a costruire una famiglia. L’Italia è l’unico Paese Ocse in cui, negli ultimi tre decenni, il salario medio anziché crescere è diminuito: del 3%, mentre in Germania e Francia è cresciuto oltre il 30. E sa qual è stata la risposta del governo? Un assordante silenzio. 

Giorgia Meloni è specializzata nel raccontare un’Italia che non esiste, un mondo fantastico in cui da quando c’è lei a Palazzo Chigi va tutto bene e i treni arrivano in orario. La realtà però la smentisce, svela uno spaventoso aumento delle diseguaglianze: il 10% più ricco detiene una porzione del reddito nazionale 10 volte più alta di quello più povero. E altrettanto drammatica è l’ultima indagine Acli: al Sud i bassi salari sono il triplo rispetto al Nord, le donne sono più penalizzate e il lavoro povero riguarda 4 volte di più gli under 30 rispetto agli over 50. 

Adesso che da 25 mesi si registra un calo della produzione industriale e già subiamo i danni della folle guerra commerciale dichiarata da Trump occorre rilanciare la domanda interna, quindi aumentare i salari. Bisogna approvare subito il salario minimo, che è una vergogna la maggioranza abbia bloccato su un binario morto, e rinnovare i contratti nazionali scaduti per 5 milioni di lavoratori. Oggi sarebbe mortale tornare all’austerità. Il governo ha accettato a capo chino il nuovo patto europeo di stabilità e non si batte con noi per investimenti comuni europei, significa che avremo pochi margini per sostenere famiglie e imprese. Meloni, insisto, ha voltato le spalle a quasi quattro milioni di lavoratori poveri affossando la nostra proposta sul salario minimo che e rafforza la contrattazione collettiva e spazza via i contratti pirata, promossi da sigle non rappresentative al solo scopo di produrre precari e fare dumping sulle retribuzioni. 

L’ostilità al salario minimo della Presidente del Consiglio è inspiegabile. Secondo i sondaggi il 70% degli italiani è favorevole, inclusi molti suoi elettori. È una misura necessaria, già in vigore in diversi Paesi. 

C'è poi il tema dei costi dell'energia. Nel corso degli incontri nelle fabbriche in giro per l’Italia non c’è un solo imprenditore che non ci abbia posto come emergenza il costo delle bollette, che è la più alta d’Europa. Penalizza dal piccolo artigiano alla grande industria e non si capisce perché Meloni continui a difendere gli extra-profitti dei colossi energetici a scapito di imprese e famiglie, anziché seguire la strada di altri Paesi: scorporare il prezzo del gas da quello dell’energia. Se non si muovono lo faremo noi, insieme al salario minimo, quando saremo al governo. Lo dobbiamo, anche, agli operai di Pomigliano che mi hanno raccontato la fatica di vivere in queste condizioni. 

Io capisco che Meloni sia nervosa e mi insulti perché in questi giorni si è visto quanto sia irrilevante, ma non lo deve dire a me, lo dica agli imprenditori terrorizzati dai dazi che vuol imporre il suo amico americano. Per Meloni o pieghi la testa a Trump o vuoi uscire dalla Nato. Le do una notizia: si può stare a schiena dritta e dire a Trump che si sbaglia, senza rinunciare alla partnership con gli Usa. Trump non è gli Stati Uniti, è il presidente pro tempore degli Usa. 

La conferenza stampa di Meloni e Recep Tayyip Erdogan conferma poi che i riferimenti della premier sono gli autocrati che vogliono comandare, non governare con metodo democratico. E lo sta dimostrando: sulla libertà di stampa che diverse organizzazioni internazionali segnalano a rischio, sulle leggi bavaglio, sui decreti che reprimono il dissenso. È un tratto identitario della destra illiberale a ogni latitudine, alla quale Meloni e Salvini purtroppo appartengono. 

Condivido l’appello di 250 giuristi per lo stop del dl sicurezza ritenuto “incostituzionale”. Quel decreto è terrificante nel merito e nel metodo. Oltre a non esserci né necessità né urgenza, contiene disposizioni che peggiorano il Codice Rocco varato sotto il fascismo. Questa è una destra illiberale che attraverso l’inasprimento delle pene e l’introduzione di nuovi reati mira a restringere le libertà dei cittadini e il diritto a manifestare il dissenso. Come si fa a equiparare la resistenza passiva a chi ti picchia con un bastone? Come si fa a mettere in carcere chi fa un blocco stradale? È una deriva che tradisce un approccio ipersecuritario che colpisce soprattutto i poveracci e i diversi, mentre cancella i reati dei colletti bianchi. 

Elly Schlein

Post popolari in questo blog

Bentornata Unità!

Il tuo voto conta