PFAS, facciamo chiarezza
Sulla stampa è recentemente apparsa la notizia riguardante la presenza di PFAS (Sostanze perfluoro alchiliche) in alcuni campioni di acqua prelevate dalla rete idrica di Brugherio.
L’analisi è da ricondurre ad una campagna di campionamenti su scala nazionale condotta dall’Associazione Greenpeace, nel corso del periodo settembre-ottobre 2024.
Stando a quanto riportato da Greenpeace, sono stati raccolto 260 campioni in 235 comuni appartenenti a tutte le Regioni e Province autonome italiane. La quasi totalità dei campioni è stata prelevata presso fontane pubbliche e, una volta raccolti, i campioni sono stati trasportati presso un laboratorio indipendente e accreditato per la quantificazione di 58 molecole appartenenti all’ampio gruppo dei PFAS.
Nella nostra città, i risultati sono relativi ad una concentrazione totale di composti PFAS pari 25 ng/l, così distribuiti:
- acido perfluoropentanoico 11,8 ng/l
- acido perfluoro n-esanoico 6 ng/l
- acido perfluorobutanoico 2,8 ng/l
- acido perfluoro-ottanoico 2,1 ng/l
- acido perfluorbutansolfonico 1,2 ng/l
- acido perfluoroesansolfonico 1,1 ng/l
I PFAS sono composti chimici di sintesi, nati negli anni ‘40, caratterizzati dalla presenza, nella loro molecola, di legami molto forti tra atomi di fluoro e carbonio, che li rende altamente resistenti ai processi naturali di degradazione.
La principale fonte di esposizione per la popolazione è l’ingestione di acqua potabile e di cibi contaminati. Si può anche essere esposti attraverso il contatto con superfici o suoli contaminati e l’inalazione di polveri contenenti PFAS, sebbene la via inalatoria sia generalmente rilevante per i soggetti esposti professionalmente (esempio i lavoratori dei siti produttivi).
Come specificato da Greenpeace, nel 2020 è stata adottata la revisione della direttiva sull’acqua potabile (DWD, 2020/2184), che prevede i seguenti limiti: 500 nanogrammi per litro (o 0,5 microgrammi per litro) per il parametro “PFAS totali” e 100 nanogrammi per litro (o 0,1 microgrammi per litro) per il parametro “Somma di PFAS” (si intende la somma di tutte le sostanze per- e polifluoro alchiliche ritenute preoccupanti per quanto riguarda le acque destinate al consumo umano).
In Italia quest’ultimo valore sarà determinato dalla somma di 24 molecole.
Tuttavia, vi sono studi scientifici successivi all’entrata in vigore della direttiva europea sull’acqua potabile, che indicano che i valori introdotti a livello comunitario non sono allineati con alcune delle soglie di rischio per la salute umana.
Non è il caso di diffondere allarmismo. Tuttavia, riteniamo sia opportuno porre molta attenzione alla questione.
In questi casi deve sempre valere il principio di precauzione: non possiamo tollerare che sostanze come i PFAS siano presenti nell’acqua delle nostre case.
L’Amministrazione Comunale dovrebbe interfacciarsi con Brianzacque, che gestisce il ciclo idrico integrato nel nostro territorio, e chiedere un chiarimento sulla situazione relativa ai pozzi del nostro territorio, con tutti i dati relativi alla presenza di PFAS e, qualora non fossero disponibili, richiedere una campagna di campionamento e monitoraggio in tal senso.
