Il popolo palestinese non ha più tempo

“Centinaia di migliaia di persone a Gaza per sopravvivere stanno cercando cibo per animali: è il fallimento dell’umanità. Abbiamo fallito tutti”. Le parole di Omar Ghrieb, policy officer Oxfam a Gaza, domenica 3 marzo nel corso della prima giornata di incontri, al Cairo, della delegazione di parlamentari italiani con le organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale, suonano definitive. 

Alla delegazione organizzata dall’ AOI (Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale), in collaborazione con ARCI e Assopace Palestina, ha partecipato un gruppo di parlamentari PD e di altri schieramenti, insieme ad operatrici e operatori umanitari, dirigenti associativi, giornaliste e giornalisti. Si sono mossi verso il valico di Rafah, seguendo il percorso degli aiuti umanitari acquistati grazie alla raccolta fondi Emergenza Gaza. La delegazione comprendeva il parlamentare ed esponente della Segreteria nazionale Alessandro Zan insieme ai parlamentari Ouidad Bakkali, Laura Boldrini, Susanna Camusso, Sara Ferrari, Valentina Ghio, Andrea Orlando, Rachele Scarpa, Arturo Scotto e Stefano Vaccari. 

La situazione va oltre ogni immaginazione”, dice Andrea Orlando. “Più di metà degli edifici è stato distrutto, i bombardamenti impediscono la distribuzione di aiuti e l’installazione di apparecchiature mediche. Ci sono persone che non mangiano ormai da decine di giorni, alcune si alimentano con il mangime per gli animali. Il sistema sanitario non esiste più, malati e feriti non possono essere più curati. Le persone, oltre che per i bombardamenti, muoiono per questo. La grande maggioranza sono donne o bambini. I bombardamenti impediscono qualsiasi intervento di cura e di assistenza. Tutti ci chiedono solo una cosa: cessate il fuoco”. 

Non c’è discussione, è evidente a tutti coloro che operano nell’area che il cessate il fuoco immediato è la precondizione necessaria per poter operare e perché gli aiuti umanitari indispensabili alla popolazione palestinese stremata, abbiano efficacia. 

Il popolo palestinese non ha più tempo e per sopravvivere aspetta azioni concrete da parte dei governi per il cessate il fuoco immediato. Alla popolazione di Gaza manca tutto: elettricità, cibo, acqua, medicine, carburanti. Ma in questo momento è il cessate il fuoco il passo fondamentale. Senza questo non esisterà tutto il resto”, sottolinea la Vicecapogruppo dem alla Camera, Valentina Ghio

Il computo tragico delle cifre, date da Un ponte per: “più di 30.000 morti nella Striscia, 70mila feriti, 2 milioni ormai tra persone deportate lontano dalle proprie case, quasi 1 milione di profughi ammassati al confine con l’Egitto. 2/3 del territorio della Striscia è ormai distrutto. Se non si muore per bombardamenti, proiettili e violenze, a Gaza adulti e tantissime/i minorenni sono in pericolo di vita per fame e sete, malattie, infezioni causate da condizioni igieniche insostenibili. Gli ospedali sono senza medici e approvvigionamenti sanitari. È una crisi umanitaria gravissima, un orrore per l’umanità”. 

Se a Gaza non ci sarà un immediato cessate il fuoco e un incremento deciso degli aiuti umanitari, registreremo 85mila nuovi morti per traumi ed epidemie. Se invece il cessate il fuoco sarà raggiunto, possiamo aspettarcene 6mila”. Questo il quadro reso da Richard Brennan, Direttore regionale per le emergenze dell’Organizzazione mondiale della sanità parlando al Cairo alla delegazione italiana di parlamentari, ONG e giornalisti in missione. 

“Nessuna operazione umanitaria degna di questo nome può essere portata avanti sotto le bombe e il fuoco dei cecchini. Ora più che mai – evidenzia la Deputata dem Rachele Scarpa – serve che il governo italiano dia seguito concretamente all’approvazione della nostra mozione alla Camera sul cessate il fuoco. Ogni giorno di inerzia sono centinaia di vite innocenti sacrificate”. 

Il governo italiano deve dare applicazione alla mozione per il cessate il fuoco del Partito Democratico, approvata lo scorso 13 febbraio dal Parlamento, e attivarsi subito nella comunità internazionale per questo obiettivo. Non si può più aspettare, non c’è più tempo.

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