Un confronto per il futuro

“Mosca non perdona a Guerini di avere agito per mettere in assoluta sicurezza le nostre infrastrutture strategiche quando nel marzo del 2020 un contingente militare russo venne in Italia per l’emergenza Covid, e le minacce fatte recapitare al Ministro sono frutto di propaganda per oscurare il dato di realtà che il blitzkrieg è fallito e la Russia si sta impantanando nelle steppe ucraine”, Enrico Borghi, Responsabile Sicurezza PD, inizia così la sua intervista a la Repubblica

Continua parlando dei rapporti tra Putin e le forze politiche italiane: “Berlusconi non ha espresso un giudizio sulla guerra in Ucraina. L’automatico rinnovo del protocollo di collaborazione tra la Lega di Salvini e il partito di Putin è un fatto. Le posizioni di quei 5Stelle i quali sostengono che dopo Zelensky in Parlamento debba parlare anche Putin, sono l’altro tassello di questo puzzle. Per fortuna che il leader del M55, Giuseppe Conte, ha fatto chiarezza. Noi Dem non abbiamo dubbi sulla scelta dell’Italia.”

Borghi chiude con alcune riflessioni sulle conseguenze della guerra: “Oltre alla vicinanza geografica (Trieste è più vicina a Leopoli che a Palermo), parlerei di conseguenze "larghe". L’impatto globale della guerra toccherà altre realtà geografiche apparentemente ora fuori da questo teatro. Tutto il Nord Africa vive di grano e di cereali assicurati dall’export di Russia e Ucraina che la guerra mette in discussione. Dobbiamo guardare in faccia la situazione se vogliamo evitare una ondata migratoria legata a un drammatico problema di fame.” 

Intervista integrale su la Repubblica

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