Per una nuova sanità lombarda

Il sistema sanitario lombardo è da rifondare: è il momento di costruire una riforma che crei davvero una sanità territoriale e di prossimità, un sistema dove tutti i cittadini siano tutelati e che abbia come obbiettivo la cura del paziente. Di seguito i punti salienti delle proposte del Partito Democratico. 

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È arrivato il momento di ripensare la sanità in Lombardia, perché essere curati dev’essere un diritto e non un privilegio e noi vogliamo costruire un sistema che funzioni per tutti e non solamente per chi ha risorse da spendere. Pensiamo ad un modello territoriale, accessibile, vicino ai cittadini e che valorizzi l’importanza di un sistema sanitario pubblico che funzioni e che risponda ai bisogni dei lombardi. 

Un sistema sanitario efficiente è un sistema prossimo a tutti i cittadini. Se davvero vogliamo che la sanità nella nostra regione vada verso a un profondo cambiamento è arrivato il momento di cambiarne la struttura stessa, è finito il tempo della sanità centralizzata in pochi grandi centri. 

La pandemia lo ha dimostrato con chiarezza: la prevenzione, la cura e il percorso di assistenza al paziente sono attività che si devono svolgere in prossimità delle comunità e del malato. Costruiamo il futuro della sanità in Lombardia, una salute che affonda davvero le proprie radici nel territorio. 

Una sanità efficiente non può fare a meno di essere un sistema funzionale che evita di essere inutilmente complesso con liste di attesa che si prolungano indefinitamente e rendono spesso impossibile prenotare un esame o una visita in tempi brevi nel sistema pubblico. 

È ora di segnare un cambiamento, una riforma della sanità passa anche per una semplificazione delle prenotazioni, per la creazione di un sistema che sappia rispondere in maniera tempestiva alle necessità dei lombardi senza liste di attese infinite che si prolungano di mesi o addirittura anni. 

Una salute per tutti è una sfida che vogliamo vincere per la nostra Regione. 

Il Recovery Plan è una vittoria per il nostro Paese. Al suo interno sono diversi i miliardi dedicati agli investimenti nella sanità. Si tratta di una sfida necessaria per impedire che nuove emergenze ci trovino impreparati. 

La pandemia da CoViD-19 ha però dimostrato tutti i limiti del modello sanitario lombardo. È necessario investire negli infermieri di quartiere, perché le cure e l’assistenza domiciliare sono ormai necessarie e imprescindibili in un modello che guardi davvero al futuro. 

Il Recovery Plan è una vittoria per il nostro Paese. Al suo interno sono diversi i miliardi dedicati agli investimenti nella sanità: una sfida che non possiamo permetterci di perdere. 

Come Partito Democratico lombardo riteniamo che le case della comunità, un luogo di incontro fra istanze sociali e sanitarie, debbano essere sempre accessibili e davvero vicine ai bisogni dei cittadini, che così potranno ottenere facilmente un aiuto in un luogo presente nel territorio che coniuga due tematiche così fondamentali. Diamo vita ai progetti scritti sul PNRR per vincere la sfida della ripartenza. 

In Lombardia non è andato tutto bene. La pandemia ha mostrato nella maniera più tragica possibile tutti i limiti di un sistema già in crisi. Da anni la sanità lombarda mostrava le proprie carenze e le decisioni politiche che hanno portato a una sempre maggiore centralizzazione della salute si sono rivelate dannose nella lotta al Covid. 

Ora, il Recovery Plan è una vittoria per il nostro Paese e una sfida per la Lombardia. Se vogliamo dimostrare di aver compreso la durissima lezione della pandemia dobbiamo usare i fondi europei per ribaltare il paradigma e costruire una sanità che parta dall’assistenza domiciliare, che sia radicata sul territorio e che limiti gli ingressi in ospedale ai casi di maggiore urgenza e bisogno. 

Grazie al Recovery Plan abbiamo la possibilità di correggere le problematiche e recuperare i ritardi della nostra regione. Il grande lavoro del Partito Democratico, a tutti i suoi livelli, ci permette oggi di poter investire diversi miliardi nella sanità, così da pensare un sistema nuovo, a misura di cittadino. 

Questo non può prescindere da un’attenzione costante e ad una reale presenza su tutti i territori, soprattutto quelli periferici. La Lombardia non è solo grandi città ma anche piccole comunità, anche montane, che devono avere gli stessi diritti e servizi dei grandi centri urbani. L’accesso alle cure dev’essere garantito rapidamente e senza ritardi a tutti, a prescindere dal proprio CAP. 

Il sistema sanitario lombardo deve essere ricostruito dalle fondamenta. Dobbiamo partire da una seria riflessione su quali siano i rapporti fra pubblico e privato, perché proprio su questo forse l’amministrazione lombarda ha registrato il più grande fallimento delle proprie politiche. 

In Lombardia, attraverso le delibere di Giunta anche contradditorie rispetto la stessa riforma Maroni, si è innestata la prevalenza di un paradigma concorrenziale che ha messo in competizione l’impianto pubblico e quello privato con il risultato di alimentare la frattura tra medicina di base e servizio sanitario regionale. 

Nel sistema sanitario di domani, dove la salute di tutti sia l’unica priorità, il rapporto fra privato e pubblico deve essere ribaltato. Vogliamo una sanità privata al servizio di tutti, in una logica collaborativa e di programmazione. 

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