Sanità, perché è in crisi il modello lombardo
Sul Corriere di oggi Simona Ravizza conduce un'inchiesta molto dettagliata che mette in chiaro le cose già dall'inizio: "A più di nove mesi da quel 20 febbraio 2020 l'impressione è sempre la stessa: in Lombardia qualcosa sta andando storto [..] Con la seconda ondata emerge che il modello di Sanità lombarda non funziona soprattutto per un motivo: l'assistenza sul territorio."
E dalla medicina territoriale parte la proposta alternativa, che abbiamo presentato ieri con Fabio Pizzul, di cui parla diffusamente Maurizio Giannatasio, sempre sul Corriere.
Occorre ricostruire la fiducia rispetto a un sistema sanitario provato dall’emergenza Covid, che vede medici e operatori sanitari scoraggiati e amareggiati dalla mancanza di direttive chiare da parte della Regione. Nella sanità regionale attuale vanno cambiate le ATS, che non hanno funzionato come si pensava e hanno dato indicazioni differenti nei diversi territori, e stiamo pensando a un’agenzia regionale unica che si occupi di dare un governo unitario e univoco in tutta la Regione. Occorre cambiare governance a partire dal rapporto tra sanità pubblica e sanità privata, dalla valorizzazione dei distretti e della medicina territoriale, con il coinvolgimento attivo dei sindaci. Va decisamente recuperato il ruolo dei medici di base e vanno introdotte le unità socio sanitarie territoriali che si prendano cura del territorio di riferimento.
La proposta di riforma è aperta alla discussione di tutto il Partito Democratico, dei suoi sindaci, delle forze di centrosinistra e di tutto il mondo della sanità. La modifica della attuale legge regionale, la 23 del 2015, entrerà nel vivo nei primi mesi del 2021.