Sanità, perché è in crisi il modello lombardo

 

Sul Corriere di oggi Simona Ravizza conduce un'inchiesta molto dettagliata che mette in chiaro le cose già dall'inizio: "A più di nove mesi da quel 20 febbraio 2020 l'impressione è sempre la stessa: in Lombardia qualcosa sta andando storto [..] Con la seconda ondata emerge che il modello di Sanità lombarda non funziona soprattutto per un motivo: l'assistenza sul territorio."

E dalla medicina territoriale parte la proposta alternativa, che abbiamo presentato ieri con Fabio Pizzul, di cui parla diffusamente Maurizio Giannatasio, sempre sul Corriere.

La pandemia ha mostrato tutta la fragilità del sistema sanitario regionale La legge 23, voluta in via sperimentale da Maroni e portata avanti da Fontana, scadrà a fine anno. La tempistica ci restituisce la possibilità di cambiare in modo radicale e coraggioso la sanità lombarda. Per questo, già da luglio, il Partito Democratico Lombardo e il Gruppo regionale hanno costruito un percorso condiviso con medici, scienziati e amministratori locali per formulare una proposta alternativa. Oggi la nostra idea di riforma, di cui anche Beppe Sala ha parlato recentemente, sta arrivando a definizione. Per realizzare quella rivoluzione che secondo noi serve in questa regione occorrerà utilizzare risorse importanti, straordinarie, a partire dal MES e dal Recovery Fund.

Occorre ricostruire la fiducia rispetto a un sistema sanitario provato dall’emergenza Covid, che vede medici e operatori sanitari scoraggiati e amareggiati dalla mancanza di direttive chiare da parte della Regione. Nella sanità regionale attuale vanno cambiate le ATS, che non hanno funzionato come si pensava e hanno dato indicazioni differenti nei diversi territori, e stiamo pensando a un’agenzia regionale unica che si occupi di dare un governo unitario e univoco in tutta la Regione. Occorre cambiare governance a partire dal rapporto tra sanità pubblica e sanità privata, dalla valorizzazione dei distretti e della medicina territoriale, con il coinvolgimento attivo dei sindaci. Va decisamente recuperato il ruolo dei medici di base e vanno introdotte le unità socio sanitarie territoriali che si prendano cura del territorio di riferimento.

La proposta del PD prevede anche l’introduzione di una Agenzia per la ricerca e l’innovazione perché la sanità lombarda deve saper cogliere le migliori innovazioni e metterle al servizio di tutti i cittadini, non solo negli ospedali ma anche nella medicina territoriale.

La proposta di riforma è aperta alla discussione di tutto il Partito Democratico, dei suoi sindaci, delle forze di centrosinistra e di tutto il mondo della sanità. La modifica della attuale legge regionale, la 23 del 2015, entrerà nel vivo nei primi mesi del 2021.

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