"Un apartheid infinito"



Non è solo una questione di sfruttamento del lavoro agricolo, ma anche di razzismo. La Procura di Paola, in provincia di Cosenza, ha scoperchiato l’ennesima storia italiana di caporalato e discriminazione: le vittime sono alcuni braccianti provenienti dal Bangladesh. Gli uomini erano sottoposti a turni massacranti e sottopagati.

I lavoratori agricoli erano costretti a mangiare per terra, a differenza dei colleghi italiani ai quali era concesso l’utilizzo di un tavolo. Arrivavano a lavorare fino a 26 ore di fila e la paga pattuita era di 1,50 euro l’ora. Vessati da insulti e minacce, i bengalesi avevano a disposizione per vivere una struttura di 70 metri quadri, suddivisa in dieci appartamenti, con bagni rotti e condizioni igieniche inesistenti. 

Commenta così la notizia l'eurodeputato PD, Pietro Bartolo 
"Provate a visualizzare la scena. 
Sfruttati, mal pagati, ammassati in casolari fatiscenti, in condizioni igieniche inesistenti. 
Vi sembra disumano già così? 

Non basta. 

Perché poi arrivava il momento della pausa pranzo, prima di tornare chini, sotto il sole cocente, a coltivare i campi in cui crescono frutta, verdure e ortaggi destinati ai nostri consumi. 

È lì che al volto disumano del caporale si aggiunge quello insopportabile del razzista. Che prevede che i posti a tavola siano assegnati in base al colore della pelle. I bianchi sulla sedia. I neri a terra. In un apartheid infinito, che non è differente dai tempi di Rosa Parks. È soltanto più lontano dai nostri occhi. 

Italia, 2020. Basta."

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