"Non penalizziamo le donne"


“Formalmente la decisione della Regione Umbria non contravviene a quanto stabilito dalla legge e dalle linee di indirizzo approvate dieci anni fa”. Lo dice la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa  in una intervista al Il Messaggero, commentando la delibera con cui la regione  ha ripristinato l’obbligo di un ricovero ospedaliero di almeno tre giorni per le donne che hanno intenzione a sottoporsi ad una interruzione di gravidanza.

Per Zampa comunque “non può esser sottovalutato il fatto che questa decisione non sia supportata da alcuna evidenza scientifica: in dieci anni non ci sono stati “eventi avversi” cioè incidenti tali da suggerire un ricovero prolungato delle donne che fanno ricorso Ru486, pillola del giorno dopo. Stupisce anche che si prevedano tre giorni di ricovero per il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica quando l’interruzione chirurgica si conclude con un giorno salvo complicanze”.

Ricorda che “le linee di indirizzo risalgono a dieci anni fa e sono sicuramente da aggiornare tanto vero che su proposta del direttore generale della prevenzione sanitaria, il ministro Speranza ha dato il via libera all’aggiornamento delle stesse. Le Regioni Piemonte, Emilia Romagna, Puglia, Lazio e Liguria hanno adottato in questi anni il regime di ricovero ospedaliero, le ultime ad andare in questa direzione sono state Lombardia e Umbria” e quindi “proprio per riformare e dare omogeneità nazionale alle disposizioni oggi è necessario rivedere le linee di indirizzo tra l’altro riviste da Aifa per ciò che riguarda il limite di 49 giorni portati a 63 Ma se alcune regioni vanno verso l’ambulatorietà come l’Emilia Romagna, altri come l’Umbria no”.

E’ evidente, sottolinea la sottosegretaria, che questo orientamento penalizza le donne: “regole diverse tra regioni possono creare problemi veri a quante vogliono mantenere solo per loro questa decisione. Aggiungo anche che in termini di sicurezza, anche se gli ospedali stanno tornando alla normalità, sicuramente i ricoveri ordinari in epoca post Covid e non sapendo le evoluzioni della epidemia virale, andrebbero evitati. Il buon senso ci dovrebbe indurre dove è possibile a fare il contrario e non indurre ai ricoveri, che sono tra l’altro molto costosi”.

Una scelta, quella dell’obbligo dei tre giorni di ricovero che potrebbe creare problemi con i posti letto in un momento così delicato per la sanità, oltre al fatto che “un ricovero così lungo può avere un effetto sulla privacy. Non ci resta che rivedere le linee guida, condivido con il ministro questa decisione, come di chiedere un pare al Consiglio superiore di Sanità. Il mio auspicio è che l’Italia vada nella direzione della maggior parte degli altri paesi europei, dove l’interruzione volontaria di gravidanza avviene in regime di Day Hospital o ambulatoriale”.

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