La sinistra può rigenerarsi solo aprendosi


Il discorso all’evento ‘Together Europe – Building the progressive future’ organizzato dal Gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo
Voglio ricordare una persona che non c’è più. Daphne Caruana Galizia, uccisa solo qualche giorno fa a Malta, in un truce attentato. Il suo sacrificio sia un insegnamento per tutti noi e ci spinga a batterci per la verità e la libertà di pensiero.
Un anno fa eravamo qui a Bruxelles per cominciare il viaggio di Together.
In questo anno, il mondo è cambiato. La vittoria di Trump, lo spettro della guerra. L’estrema destra in Austria e in Germania. Ovunque nel mondo i valori universali per cui ci battiamo sono minacciati.
Oggi a sinistra abbiamo bisogno di chiarezza.
Per troppo tempo abbiamo accettato che si dicesse che sinistra e socialismo erano parole vuote e antiche. I nostri valori sono quelli giusti: la solidarietà, la giustizia, l’uguaglianza.
E se c’è una critica che dobbiamo fare a noi stessi è proprio quella di esserci accontentati delle scorciatoie, di pensare che esistessero Terze Vie mentre in realtà le vie sono due. La sinistra e la destra. Ripartiamo dai nostri valori quindi.
È arrivato il tempo di dire che questo sistema economico non va più. Non si tratta di fare qualche piccolo aggiustamento ma di cambiare direzione. Diciamo con chiarezza che la battaglia oggi non è avere un po’ meno austerità ma dire basta all’austerità.
Non devono essere le multinazionali a controllare le nostre vite, ma i cittadini devono controllare l’economia. Non possiamo più accettare che multinazionali della Silicon Valley vengano in Europa a fatturare miliardi di euro e paghino spiccioli nelle casse dei nostri paesi. Le tasse vanno pagate dove si fanno i profitti.
Noi siamo a favore dell’innovazione tecnologica ma vogliamo che essa sia al servizio di tutti. Se necessario, sosterremo una tassa sui robot perché i vantaggi del cambiamento siano equamente redistribuiti.
In questi anni le borse finanziarie hanno raggiunto livelli stellari ma i salari sono sempre gli stessi. La prima battaglia di civiltà oggi deve essere quella di aumentare i salari di chi lavora.
Riconosciamo anche che siamo stati un po’ ingenui sulla globalizzazione. Non ha portato solo vantaggi, anzi ha creato perdenti. Dobbiamo tornare a essere la sinistra che protegge.
Se l’Europa non ha concesso automaticamente lo statuto di economia di mercato alla Cina che avrebbe spazzato via interi pezzi della nostra industria, questo è merito del nostro gruppo al Parlamento europeo.
Continueremo a batterci contro la concorrenza sleale. L’ ho già detto e lo ripeto qui: noi sosterremo accordi internazionali solo se conterranno chiare misure contro il dumping sociale e ambientale e ci opporremo all’introduzione di tribunali privati. Altrimenti, no a nuovi accordi commerciali.
Essere socialisti oggi vuol dire battersi perché i diritti sociali siano effettivi e non solo astratti. Lunedì scorso nel nostro Parlamento, siamo riusciti ad approvare norme contro il dumping sociale, i cosiddetti lavoratori distaccati.
E dobbiamo costruire un nuovo modello di sviluppo. L’Europa sia all’avanguardia e raggiri la follia di Trump costruendo una grande coalizione mondiale che consenta alla comunità internazionale di rispettare gli accordi di Parigi sulla riduzione delle emissioni.
Infine, una sinistra coraggiosa non ha paura della paura. La paura domina l’Europa. Paura dell’altro, paura del cambiamento. Non c’è niente di male ad avere paura, ma le nostre risposte devono essere radicalmente opposte rispetto alla destra e agli xenofobi. Troppo facile prendersela con gli immigrati e i rifugiati.
Certo che bisogna avere paura del terrorismo. Ma la risposta a questa paura non è nazionale, è europea. È in un migliore coordinamento europeo fra le intelligence nazionali.
Di fronte alle paure create dall’immigrazione, la risposta sta nel rafforzamento del nostro Welfare, in migliori scuole, in servizi sociali adeguati per tutti. Lo Stato deve tornare a garantire a ogni cittadino beni pubblici universali. La scuola, la salute, la sicurezza. Ma per fare questo servono risorse. Quelle risorse che ci vengono rubate ogni giorno da multinazionali che evadono le tasse.
E sull’immigrazione saremo credibili solo se daremo una risposta europea. Nelle prossime ore il parlamento europeo voterà’ a favore della creazione di un sistema europeo di asilo che superi la sciagurata regola di Dublino per cui il primo paese di arrivo si fa carico di tutte le domande di asilo. È una grande vittoria.
E servono inoltre canali legali di immigrazione e un nuovo approccio rispetto all’Africa a cui dobbiamo proporre una nuova alleanza fra pari per lo sviluppo e la democrazia.
Sfidiamo poi i luoghi comuni e chiediamoci perché’ l’estrema destra vince proprio in quelle regioni dove ci sono meno immigrati.
La causa principale della paura sta nell’abbandono, la solitudine, il sentimento di non contare più nulla che si è impadronito di molti nostri concittadini. L’ antidoto alla paura di una nuova sinistra sta nella ricostruzione delle comunità, nel fare rinascere un senso di appartenenza.
La battaglia contro la paura è innanzitutto una battaglia culturale. Vuol dire innanzitutto pensare una sinistra dei doveri e non solo dei diritti. Ognuno di noi deve chiedersi cosa deve fare per la sua comunità.
Diamo quindi a tutti gli europei la possibilità di svolgere un servizio per la loro comunità; io chiedo che la Commissione presenti un piano per permettere a TUTTI gli europei fra i 18 e 25 anni e non solo ai giovani, ma anche agli europei che compiono 65 anni, di fare un’attività di volontariato retribuito. Finalmente un vero Servizio Civile Europeo.
Essere cittadini europei vuol dire anche fare sentire la propria voce perché’ l’Europa è innanzitutto la più antica e grande democrazia al mondo. Se lo ricordino Orban e Kaczinski.
Per questo, lancio la proposta di aprire un percorso costituente per l’Europa. Il Parlamento Europeo lanci una convenzione democratica per riformare i trattati. Vogliamo che il Parlamento Europeo abbia pieno potere legislativo.
Vogliamo un Presidente della Commissione direttamente eletto dai cittadini. Vogliamo che alle elezioni europee si votino liste europee e non solo nazionali.
Vogliamo cambiare l’ Europa, non dividerla. E in queste ore, di fronte a quello che sta accadendo in Catalogna non posso che dire: fermatevi, non sfasciate tutto. C’è spazio per una Catalogna autonoma dentro una Spagna unita all’interno di una Europa federale. Si all’unità, no alla divisione.
La nostra agenda politica è ambiziosa, ma la realtà politica di oggi è chiara. Ce lo hanno indicato i risultati delle elezioni in Francia, Germania e Olanda: le forze socialiste non sono più autosufficienti.
Però possiamo reagire. La storia della sinistra ci insegna che dalle grandi sconfitte nascono le nostre più grandi vittorie. Nella società esistono tante energie che condividono i nostri valori.
Possiamo rigenerarci solo se ci apriamo. È un percorso lungo, che non comincia oggi. Questo gruppo è stato in prima fila nella battaglia per salvare la Grecia. Siamo stati i primi a rompere la grande coalizione in Europa.
Ora è tempo di aprirci alle forze anti-austerità in Grecia, agli ambientalisti che non vogliono finire sotto il cappello della Merkel, ai movimenti per i diritti civili in Polonia, Ungheria, a quei cattolici che in Austria rifiutano la orbanizzazione dei popolari. Questo è il nostro Together, insieme per un progetto nuovo, un nuovo modo di fare politica. Tutti voi che siete qui oggi dovete sentirvi parte di questa avventura. Apriamoci, costruiamo qualcosa di nuovo e vinceremo assieme, Together, le elezioni del 2019.
Non cambieremo l’Europa se prima non cambiano noi stessi. Perché in politica come nella vita vola solo chi osa farlo.

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