“C’è chi prova a riscrivere il passato, noi scriviamo il futuro” #Italia2020



“Noi siamo molto, molto in difficoltà perché adesso c’è un mondo là fuori che ha raccontato tutta un’altra storia e si aspetta che io parli di coalizioni, di legge elettorale, di emendamenti, e noi siamo qua a parlare di altro, perché pensiamo che la politica sia cosa seria”. Matteo Renzi esordisce così nel suo intervento di chiusura di Italia2020, il Forum nazionale dei circoli del Pd.

“Vorrei proporvi un percorso che superi la nostalgia”, ha aggiunto sottolineando che “nostalgia viene dal greco e fa riferimento al tornare e al dolore. Noi siamo in un momento in cui la politica sembra in mano alla nostalgia. Sembra ci raccontiamo che c’è stato un passato che invece non è mai esistito. C’è un sacco di gente che sta riscrivendo il passato, noi siamo qui a scrivere il futuro”.

“Non devo sentirmi dire bravo, ho una sufficiente autostima, ma noi in questi tre anni abbiamo preso per mano questo paese e oggi il Pil cresce di più delle previsioni del Fondo monetario internazionale; cresce l’occupazione, sono convinto che da qui alla fine della legislatura arriveremo a un milione di posti di lavoro in più”.

“Due mesi fa si sono fatte le primarie, per alcuni sono con la scadenza, si sono trovati talmente bene che vogliono farle ogni due mesi. Le primarie autunno-inverno. I due milioni – ha spiegato Renzi – che hanno votato alle primarie non se le aspettava nessuno. Io no. Eppure queste primarie hanno detto non solo che hanno vinto Renzi e Martina, ma hanno dimostrato che il Pd è un partito in cui chi comanda non è il segretario ma la gente. Io rispondo a chi ha votato non ai capi corrente, non ai caminetti”.

“Mi dicono di essere più inclusivo. Ma essere inclusivo non significa mettere d’accordo” le correnti “per i posti in lista, significa stare in mezzo alla gente”., ha aggiunto il segretario.

Agli attacchi, ha sottolineato Renzi “ormai ci siamo abituati. Ho iniziato il 2017 cercando di capire chi fabbricava prove contro la mia famiglia…figuratevi se ora sono preoccupato. E’ un attacco contro il Pd non contro di me, ma così attaccano l’unica diga che c’è in Italia contro i populisti. Fuori dal Pd non c’è la rivoluzione socialista, marxista, leninista, ma M5s o la Lega. Fuori non c’è la sinistra di lotta e di governo ma la sconfitta della sinistra. E chi immagina il centrosinistra senza il Pd vince il premio Nobel della fantasia ma non raggiunge alcun risultato concreto”.
“Non ho nostalgia dei tavoloni con dodici sigle di alleanze che si chiamavano Unione e pensavano a parlarsi male addosso e c’era chi diceva sì e poi andava in piazza contro il governo. Con quel meccanismo l’Italia si è fermata, non è andata avanti. Ho nostalgia dell’intuizione del Veltroni del Lingotto: stare insieme non contro qualcuno ma per qualcosa”.

“Non credo che la legge Fornero sia sbagliata: partiva da un presupposto giusto ma aveva degli scatti eccessivi. Non io ma il Pd ha scelto con forza di dare un segnale su questo e una straordinaria occasione a trentamila persone che se ne sono andate con l’anticipo pensionistico prima, oggi iniziano ad arrivare le lettere della quattordicesima. Quelli che parlano di sinistra non l’hanno mai fatto negli anni in cui c’erano loro”.

“Il nostro era il partito del lavoro, non saremo mai il partito dell’assistenzialismo e del sussidio”, ha ricordato il segretario del Pd. “Siamo per dire provaci” – ha aggiunto – “perché non hai diritto ad avere il sussidio, ma ad avere la opportunità di avere un’occasione di metterti in gioco”. In ogni caso, ha aggiunto, “finché non scendiamo sotto il 20% di disoccupazione giovanile, non saremo fuori pericolo”.
Non rinunciamo ai nostri principi, ha ribadito Matteo Renzi: “allo ius soli non ci rinunciamo perché è un principio di buonsenso, sacrosanto. L’abbiamo raccontata male? La racconteremo bene. Ma chi è cresciuto qui ha il dovere di essere cittadino del nostro Paese”.

“Cosa dico a Pisapia, Bersani? Nulla. Sono pronto a ragionare con tutti, ascoltiamo chiunque, ma sui temi del futuro dell’Italia non ci fermiamo davanti a nessuno. Ci devono dire sul merito delle questioni se è giusto un euro in cultura e uno in sicurezza, cosa pensano del bonus cultura… Il Pd parla di questo”.
Sul tema della leadership, il segretario ha fatto chiarezza: “il leader lo scelgono i voti, non i veti. Si chiama democrazia”.

Adesso si parte sul serio, ha detto il segretario chiudendo il suo intervento,”quando il 24 settembre chiuderà la Festa de L’Unità nazionale di Imola, noi saliamo su un treno per 5 mesi. Andremo in tutte le province d’Italia. Il treno è in preparazione, ci sarà una carrozza per i social, ci sarà una carrozza per gli incontri con la realtà del territorio. Non inseguo le polemicuzze interne, chi ha voglia di mettersi in gioco si metta in cammino, chi ha voglia di protestare e polemizzare sappia che non lo seguiamo”.

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