Il Paese dell’accoglienza

Spesso ci dimentichiamo che le storie collettive di oggi sono tante storie individuali. Francesco Nicodemo per l'Unità.


Settimana dopo settimana scorrono notizie e fatti davanti ai nostri occhi tanto che a volte è impossibile ritrovare il filo delle storie che ci vengono raccontate. Alcune sembrano incomprensibili, come il complicato puzzle dello scenario geopolitico internazionale che, tassello dopo tassello, invece di svelare un quadro chiaro, diventa sempre più indecifrabile.

Altre storie ancora sono dolorose come quelle che arrivano dai luoghi di guerra o degli attentati. Il campionario offerto dalla complessità dei nostri tempi è variegato tanto che quello che perdiamo di vista è il fatto che le storie collettive siano fatte innanzitutto di tante storie individuali. E per fortuna non mancano quelle che danno ancora forma alla speranza. A ricordarcelo qualche giorno fa è stata l’Unesco.

Lo scorso 19 aprile infatti, la giuria del premio per la pace Félix Houphouët Boigny ha deciso di conferire il proprio riconoscimento all’organizzazione SOS Méditerranée e a Giusi Nicolini. Almeno per una volta non abbiamo letto di immigrazione e gestione della crisi dei rifugiati per polemiche politiche ma per dare i giusti meriti a una donna straordinaria e a un’isola coraggiosa che dell’accoglienza hanno fatto la loro cifra.

Il prestigioso premio è stato assegnato per il motivo espresso nelle parole di colui che presiede attualmente la Giuria, ovvero l’ex Presidente del Mozambico Joaquim Chissano. Quest’ultimo ha infatti affermato che quello dei rifugiati e dei migranti costituisce oggi un tema cruciale, soprattutto nel Mediterraneo.

I numeri sono impressionanti, basti pensare che dal 2013 proprio lì sono purtroppo morte circa 13mila uomini, donne e bambini. Nella nota pubblicata sul sito web di Unesco si legge ancora che l’auspicio è che proprio il Mar Mediterraneo possa diventare un luogo di solidarietà e di dialogo interculturale. Sembra un’impresa ardua, eppure c’è chi ci crede, come SOS Méditerranée che ha lanciato le sue operazioni di recupero nel febbraio 2016 e da allora ha salvato più di 11mila persone e come Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa dal 2012, con la sua «umanità illimitata e il suo fermo impegno», per usare le parole che si leggono nella nota dell’Unesco.

La notizia è stata accolta con orgoglio. Il nostro Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, dal suo account Twitter ha scritto: «Unesco assegna suo premio per la pace a Giusi Nicolini da anni impegnata dalla parte giusta a Lampedusa».

Già, la parte giusta, quella dei più deboli e vulnerabili, dei dimenticati, di coloro che cercano di sopravvivere, che desiderano avere un’altra possibilità. A Radio Rai 1 il sindaco di Lampedusa, tra le altre cose, ha detto: «Dedico questo premio a tutti coloro che il mare non sono riusciti ad attraversarlo perché ci sono rimasti dentro e in questo momento mi sento proprio di dedicarlo a Gabriele del Grande».

Egli infatti, ha ricordato la Nicolini, è stato il primo a contare le persone decedute nel Mediterraneo attraverso un sito web, quando non vi era l’attenzione che c’è oggi. Giusi Nicolini è motivo di orgoglio e di speranza. La sua è una storia di impegno e coraggio da cui imparare il significato più autentico del valore della solidarietà. Il tweet fissato sul suo account, e che risale al 5 novembre 2016, mostra una foto che non ha bisogno di troppi giri di parole e ritrae un membro della Guardia Costiera che sorridente abbraccia un ragazzino di colore che quasi si aggrappa a lui. Il tweet riporta una parola: l’abbraccio, quello di una terra, di un Paese che dell’accoglienza non fa solo un valore astratto ma un impegno paradigmatico.

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