Siamo un partito di sinistra, senza se e senza ma
Venerdì spazio alle riflessioni.
Dalla community de L'unità Paolo Bonari ci dice che Il Pd è costantemente sotto ricatto da parte dei conservatori di destra e di sinistra
Chi ha alle spalle una lunga storia di militanza e sa che le nostre radici sono saldamente piantate (anche) nell’esperienza del Partito Comunista Italiano dovrebbe rallegrarsi del rilievo che stanno recentemente acquisendo pensatori del calibro di Giuseppe Vacca e Biagio De Giovanni, che possono aiutarci a fare chiarezza sulla nostra traiettoria politica: abbiamo avuto modo di ascoltarli già al Lingotto, dove i loro interventi sono stati tra i più applauditi.
La volontà di Matteo Renzi di riprendere i fili di un discorso affettivo che per tanti nostri compagni non si è mai interrotto è
evidente e lodevole: l’unica critica che può essergli mossa è che, forse, bisognava cominciare prima, senza lasciare che i più
“tradizionalisti” di noi si smarrissero e non avvertissero con sufficiente forza l’eredità di cui dobbiamo dimostrarci quotidianamente degni.
La mia esperienza si limita a quella dei Democratici di Sinistra, un partito al quale ho voluto bene, pur senza il carico emotivo di cui immagino fosse investito il PCI nei tanti decenni della sua esistenza: la mia prima iscrizione al PD, invece, è avvenuta (online) soltanto qualche mese fa, esattamente il 5 dicembre, nella notte in cui stavano giungendo i risultati ancora non definitivi del referendum costituzionale.
Sulla decisione di abrogare totalmente i voucher: sulle prime, la delusione è stata tanta, quella di chi sente il proprio
partito costantemente sotto ricatto da parte dei conservatori che stanno – o credono di essere – alla nostra sinistra, e che spesso lo vede soccombere di fronte al loro fuoco incrociato, come altre volte è successo alle varie incarnazioni di un partito post-comunista che non si è sentito certo della propria identità. Poi, è bastato abbozzare un ragionamento tattico affinché io riuscissi a comprendere la mossa che è stata fatta, e mi tranquillizzassi.
Nessun dubbio, però, sulla strategia di lungo periodo: tentennamenti al riguardo non possono esserci, proprio adesso che stiamo acquistando consapevolezza dell’eredità che siamo chiamati a incarnare, grazie al lavoro teorico e pratico di tanti membri della nostra comunità, che non hanno mai perso di vista gli ideali che hanno portato alla formazione della sinistra italiana. Non lasciamo più che qualcuno possa metterci all’angolo, teniamo la testa alta e lo sguardo sulla speranza di giustizia sociale: lo dobbiamo ai compagni di adesso come a quelli di allora.