Istat, +711mila posti di lavoro negli ultimi tre anni Il valore migliore degli ultimi 8 anni
Gli occupati passano da 22.145.000 di febbraio 2014 a 22.856.000 di oggi: in tre anni +711mila posti di lavoro. È il livello di occupati più alto da febbraio 2009, il valore migliore degli ultimi 8 anni.
La disoccupazione giovanile passa dal 43,4% (700mila giovani in cerca di lavoro) del febbraio 2014 al 37,9% di oggi (593mila giovani in cerca di lavoro): quasi 6 punti in meno in tre anni, con un calo di oltre 100mila giovani tra quelli in cerca di impiego. Gli occupati giovani sono passati da 914mila a 971mila: quasi 60mila posti di lavoro in più.
“Continua la dinamica di riattivazione del mercato del lavoro italiano che si presenta più forte e anche più inclusiva rispetto alle aspettative. I dati Istat evidenziano che la crescita degli occupati si mantiene anche nel gennaio 2017. Particolarmente interessante è la struttura di questo crescita: cresce l’occupazione a tempo indeterminato mentre cala quella a termine rispetto al dicembre 2016, cresce l’occupazione sia maschile che femminile con un tasso di occupazione totale che aumenta di quasi un punto percentuale rispetto ad un anno prima, infine cresce il tasso di occupazione rispetto al 2016 in tutte le classi di età, inclusi gli Under 35, se controlliamo per l’invecchiamento della popolazione e con un aumento maggiore per i lavoratori che hanno sopra cinquant’anni. In quest’ottica la sostanziale stabilità del numero di disoccupati (al netto del calo del tasso disoccupazione giovanile al 37,9%) non è che la logica conseguenza di un mercato del lavoro in cui gli italiani si riattivano sempre di più. A riprova di questa interpretazione osserviamo il calo nel numero di inattivi particolarmente concentrato tra i giovani lavoratori, specialmente tra i 25 e i 35 anni.
Questi dati devono rinforzare il nostro impegno per sostenere l’occupazione giovanile come il Jobs act sta facendo. gli ultimi decreti del governo di ieri sulla decontribuzione delle assunzioni per i giovani italiani non fanno che confermare la determinazione del PD a creare quel mercato del lavoro inclusivo che le giovani generazioni aspettano e meritano”. Questo il primo commento di Filippo Taddei.
Questi dati devono rinforzare il nostro impegno per sostenere l’occupazione giovanile come il Jobs act sta facendo. gli ultimi decreti del governo di ieri sulla decontribuzione delle assunzioni per i giovani italiani non fanno che confermare la determinazione del PD a creare quel mercato del lavoro inclusivo che le giovani generazioni aspettano e meritano”. Questo il primo commento di Filippo Taddei.
“Più 30.000 occupati su mese, più 236.000 su anno: il Jobs act funziona, le riforme funzionano e la nostra economia sta andando nella giusta direzione. Non siamo ancora a pieno regime, perché scontiamo anni di errori e di mancate decisioni caricate sulla pelle dei più giovani. Il Governo Renzi ha avuto il coraggio di mettere in moto i cambiamenti che erano indispensabili e improcrastinabili per il Paese. Nel dettaglio: abbiamo più occupazione e di qualità superiore, sono aumentati contratti a tempo indeterminato e, oggi, riscontriamo che è in calo anche la disoccupazione giovanile.
Certo è ancora troppo alta, ma comunque è in calo. Un dato, quest’ultimo, non scontato visto le scelte fatte negli anni passati che di certo non hanno aiutato l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Sono decisioni che rivendichiamo, a partire da quella sugli 80 euro, che riguarda ogni anno 11 milioni di italiani con stipendi medio/bassi.” Così Matteo Ricci, esponente del PD.
Certo è ancora troppo alta, ma comunque è in calo. Un dato, quest’ultimo, non scontato visto le scelte fatte negli anni passati che di certo non hanno aiutato l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Sono decisioni che rivendichiamo, a partire da quella sugli 80 euro, che riguarda ogni anno 11 milioni di italiani con stipendi medio/bassi.” Così Matteo Ricci, esponente del PD.
“La disoccupazione giovanile che passa dal 43,4% del febbraio 2014 al 37,9% di oggi (quasi 6 punti in meno in 3 anni) con un – 1,3 rispetto al mese di dicembre e l’ aumento degli occupati di 711mila posti di lavoro in tre anni, il risultato più buono dal 2009, sono la risposta migliore a quanti sostenevano l’incapacità delle riforme del governo Renzi di incidere in modo strutturale sul tema del lavoro nel nostro Paese”. Così la senatrice Giuseppina Maturani, vice presidente del gruppo, commenta i dati Istat di oggi sull’occupazione, e aggiunge” “Sapere che migliaia di giovani si sono messi di nuovo nel circuito positivo della ricerca del lavoro e che, nonostante tante difficoltà, cominciano a trovare delle risposte positive, deve spingerci a proseguire sul percorso avviato dal governo Renzi sostenendo sulla stessa strada le scelte dell’esecutivo Gentiloni”, conclude Maturani.
#Disoccupazionegiovanile passa da 43,4%febbraio 2014 al 37,9%oggi. Continuiamo a lavorare su orientamento e formazione duale per il futuro
“A gennaio il tasso di disoccupazione generale è stabile all’11,9% e cresce l’occupazione. Soprattutto, cala la disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni, proprio la fascia di età da sempre più colpita. Con questo dato così importante e atteso, insieme a quello positivo sul calo dell’inattività generale, l’Istat conferma che le riforme stanno imprimendo un cambiamento reale all’Italia. Dobbiamo continuare a lavorare per i giovani di questo Paese”. Lo dice la senatrice del Pd Maria Spilabotte, vicepresidente della Commissione Lavoro.
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Comunicato Istat
Nel mese di gennaio 2017 la stima degli occupati è in lieve crescita rispetto a dicembre (+0,1%, pari a +30 mila). L’aumento riguarda gli uomini e si concentra tra gli ultracinquantenni. Aumentano, in questo mese, i lavoratori a tempo indeterminato e gli indipendenti, mentre calano i lavoratori a termine. Il tasso di occupazione è pari al 57,5% (+0,1 punti percentuali rispetto a dicembre).
Nel periodo novembre-gennaio si registra un aumento degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,2%, pari a +37 mila). La crescita riguarda gli uomini ed è particolarmente accentuata tra gli ultracinquantenni. Segnali di crescita si rilevano su base trimestrale per dipendenti a termine e indipendenti, mentre sono stabili i dipendenti permanenti.
Nel periodo novembre-gennaio si registra un aumento degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,2%, pari a +37 mila). La crescita riguarda gli uomini ed è particolarmente accentuata tra gli ultracinquantenni. Segnali di crescita si rilevano su base trimestrale per dipendenti a termine e indipendenti, mentre sono stabili i dipendenti permanenti.
La stima delle persone in cerca di occupazione a gennaio è in lieve aumento su base mensile (+0,1%, pari a +2 mila). La crescita è attribuibile alla componente maschile a fronte di un calo per quella femminile e si distribuisce tra le diverse classi di età ad eccezione dei 15-24enni. Il tasso di disoccupazione è stabile all’11,9%, quello giovanile cala al 37,9% (-1,3 punti percentuali).
La stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni nell’ultimo mese continua a diminuire (-0,3%, pari a -42 mila), confermando il trend di crescita della partecipazione al mercato del lavoro che caratterizza gli ultimi tre anni. Il calo interessa gli uomini e tutte le classi di età ad eccezione dei 15-24enni. Il tasso di inattività è pari al 34,6%, in calo di 0,1 punti percentuali su dicembre.
Nel periodo novembre-gennaio all’aumento degli occupati si accompagna la crescita dei disoccupati (+2,5%, pari a +74 mila) e il calo degli inattivi (-1,0%, pari a -136 mila).
Su base annua, a gennaio si conferma la tendenza all’aumento del numero di occupati (+1,0% su gennaio 2016, pari a +236 mila). La crescita riguarda sia i lavoratori dipendenti (+193 mila, di cui +136 mila a termine e +57 mila permanenti) sia gli indipendenti (+43 mila) e coinvolge entrambe le componenti di genere, concentrandosi tra gli ultracinquantenni (+367 mila) e i giovani 15-24enni (+27 mila). Nello stesso periodo crescono i disoccupati (+4,2%, pari a +126 mila) e calano gli inattivi (-3,3%, pari a -461 mila).
Al netto dell’effetto della componente demografica, le variazioni tendenziali dell’occupazione risultano positive in tutte le classi di età e si conferma il ruolo predominante degli ultracinquantenni nello spiegare la crescita degli occupati, anche per effetto dell’aumento dell’età pensionabile.