Quattro idee per rilanciare il Partito
Il risultato del referendum del 4 dicembre ci ha fatto capire che il PD ha perso i legami storici con le fasce più deboli, lavoratori, disoccupati, giovani e con le periferie. Non siamo più il loro punto di riferimento. Secondo la mia opinione, tutto questo è il risultato di una gestione liquida del partito.
Negli ultimi 2 anni c’è stata meno politica e più politici. Gli iscritti e i circoli non contano nelle decisioni locali e nazionali. Credo che, anche in questi tempi difficili, sia necessario non cedere a nuove ingegnerie politiche e sociali, rivendicando come prima cosa l’orgoglio di chiamarci “Partito democratico”, l’unico vero rimasto sulla scena e, del resto, ogni campagna elettorale ci ricorda l’importanza della rete strutturale dei circoli.
Il progetto del Pd è sempre valido e destinato a durare, al di là di vittorie e sconfitte, che in politica tendono ad alternarsi piuttosto spesso. Di fronte ad una evoluzione continua della società, penso che occorra avviare una discussione su alcune modifiche possibili al nostro statuto, che possano andare di pari passo con tali cambiamenti.
Da febbraio 2016 sono stato eletto segretario del Circolo PD “A. Vivian partigiano” di Venezia Centro Storico. Assieme agli iscritti, simpatizzanti, associazioni e categorie economiche del territorio abbiamo sempre contribuito, grazie alla disponibilità della segreteria comunale del PD, a tener vivo l’interesse sulle problematiche della città e non sono mancate le nostre proposte che hanno trovato riscontro positivo nei cittadini.
Venezia è una città unica e speciale e le proposte che riguardano il suo futuro, devono trovare la voce dei residenti: di chi ci vive e la ama.
Gli iscritti e i simpatizzanti si impegnano, si danno da fare, si mettono in gioco. Come possiamo fare capire alla città che lo statuto attuale limita i poteri decisionali dei circoli? Ci sono ancora tanti giovani, lavoratori, disoccupati, rappresentanti delle categorie economiche che hanno voglia di contribuire alla ripresa del nostro partito, che credono ancora in noi.
Non vogliamo perderli, e per questo motivo vorremmo rilanciare assieme delle proposte che riguardano la riorganizzazione del PD:
1. Dare nuovo impulso ai circoli, investire sulla loro funzione, praticando le forme nuove che il contesto sociale ci impone e ci chiede. Avere accesso alla comunicazione web, giornali, portali online ecc…. che possano fare vedere al territorio di riferimento i lavori e le proposte che escono dai circoli.
2. Allargare l’invito di discussione e di proposte, ai nostri elettori, sui temi di forte impatto sociale. In questo senso, per la comunicazione, si potrebbe utilizzare il registro delle primarie.
3. Incentivare gli iscritti con percorsi di formazione, pratica, esperienza, gratificazione.
4. Modificare lo statuto, rilanciando un rapporto diretto tra circoli e organi dirigenziali nazionali. Purtroppo, in passato, il lavoro della base è stata sempre oscurato dalle gerarchie provinciali e regionali.
Questa è la nostra idea e visione futura del PD, ovviamente nata dal contributo del circolo e dalle realtà fuori dal partito, che hanno sempre creduto nel progetto della sinistra. Abbiamo accolto con molto ottimismo la campagna di ascolto rilanciato nell’ultima assemblea nazionale, e noi ci saremo.
Ci rivolgeremo prima a quelli che non credono a noi, ai dimenticati, andando con i gazebi nelle università per i giovani, nelle fabbriche per i lavoratori, nei centri d’impieghi per i disoccupati, e nelle zone degradate per le periferie.
Colgo l’occasione di rilanciare un appello a tutti: noi torneremo dove siamo mancati fino ad oggi. Attualmente, una campagna di ascolto organizzato dai circoli può essere efficace solo se si crea una connessione diretta con il nazionale. E se veramente vogliamo dare una scossa al nostro partito, serve un messaggio forte e chiaro dalla nuova segreteria nazionale. Occorre ribadire la necessità di un collegamento diretto con i circoli e limitare le barriere logistiche degli organi dirigenziali locali, quali provinciali e regionali.
Riusciremo a dimostrare ai giovani e ai dimenticati che la politica è un luogo di ritrovo, di discussione, di proposte che possano migliorare il nostro futuro e portare all’attenzione di tutti i contributi, le energie e i valori che emergono dalla nostra comunità?