Non si muore solo per mare


Non si muore solo per mare, come evidenziato da quest'atlante della migrazione in Europa prodotto da Sbilanciamoci.
Muoiono di fame e freddo in Algeria, sulle mine in Niger e Libia, asfissiati nei camion mentre cercano di raggiungere Grecia o Gran Bretagna,  senza contare tutti quelli numeri che non conosciamo nel bel mezzo del Sahara.
Un emergenza che riguarda tutti e che non può restare marginale alle semplici condoglianze come ricordato oggi dal sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, con queste parole:
«Mercoledì saranno qui Barroso, Letta e Alfano ma con loro sono stata molto chiara: se devono venire a Lampedusa solo per fare le condoglianze possono mandare una mail, qui servono impegni concreti»
 E da domani si vedrà se al cordoglio seguiranno fatti, con la prima discussione tra i ministri degli Interni dei paesi dell'UE. Il governo Italiano, più coinvolto dai recenti fatti, proporrà una modifica delle norme relative ai richiedenti asilo politico e chiederà un maggiore sostegno di Frontex, l’Agenzia europea delle frontiere, per il pattugliamento del Canale di Sicilia e lo scardinamento della regola che impone al Paese di primo ingresso di gestire l’accoglienza dei migrant.
La missione Frontex "Hermes", attualmente utilizzata, contribuisce con  due motovedette, un elicottero, un aereo ed alcuni esperti. Troppo poco.

Si richiede di più e si deve scardinare il fuoco di sbarramento degli Stati del Centro e del Nord Europa, non disponibili verso le istanze dei paesi che danno sul Mediterraneo. Forse soltanto una tragedia di quell'entità può riuscire in un risultato che le migliaia di morti, giorno dopo giorno, non sono riuscite ad ottenere.

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