Cosa ci manca


A volte capita di scorrere vecchi articoli messi da parte per i momenti nei quali troverai il tempo per
leggerli, per i periodi in cui la politica trova il tempo di arrovellarsi su cavilli puramente interni al partito. Di questi tempi per esempio tra i titoli dei tg trova sempre spazio un servizio sulla segreteria del Partito Democratico, tra le stoccate di Renzi, le risposte piccate di D'Alema, e le candidature che si stanno preconfigurando.
Cuperlo, Civati, Renzi, questi i tre nomi che sembrano accreditarsi per la sfida del prossimo congresso.
Ma quello che più ci interessa, da Brugherio, è pensare all'idea del Partito Democratico che sarà, e che ci piacerebbe fosse simile a quel luogo di confronto che abbiamo voluto instaurare all'interno del nostro circolo, aperto alle discussioni, che sia un luogo di partecipazione, tra idee anche diverse, ma per unico bene comune
Per questo trovo perfettamente azzeccate le parole di Michele Salvati in un vecchio articolo su ciò che serve al Pd.

Con tutti i suoi difetti, la sola organizzazione politica che assomiglia ai grandi partiti di un tempo è il Pd, radicato nella società sia a livello nazionale che a livello locale, con legami articolati nello Stato e nelle pubbliche amministrazioni, con diffuse capacità di reclutamento di quadri tecnici in grado di cooperare a funzioni di governo, con una connotazione ideologica sufficientemente chiara.[...]

I D'Alema, i Veltroni, i Marini, le Bindi sapevano benissimo che, creato un amalgama in cui si fossero scolorite le vecchie appartenenze, il problema principale era quello di tenere insieme due tendenze che si sarebbero inevitabilmente contrapposte in una sinistra riformista con «vocazione maggioritaria»: una tendenza con orientamento più liberale e un'altra con orientamento più socialdemocratico. L'accento qui cade sull'espressione «tenere insieme».
Un partito è una comunità d'intenti, e si è partito se si riconosce lo stesso spirito di parte, la stessa comunanza profonda, lo stesso soffio vitale, alle principali tendenze che in esso operano, non se si respinge una di esse al di fuori dei confini del partito, gabellando la tendenza più liberale come «destra».
Se questo è vero, e nonostante le capacità e i meriti che prima ho riconosciuto, il Pd è un grande partito, ma non è ancora un vero partito: nel Labour, nel Ps, nella Spd, nel Psoe si combatte, ma nessuno mette in dubbio l'appartenenza al partito delle diverse tendenze che in essi si confrontano.

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