Alma Shalabayev e gli altri



Quest'oggi vogliamo trattare la vicenda di Alma Shalabayeva e di sua figlia da un altro punto di vista. Lo facciamo con l'aiuto di Luigi Manconi (politico, sociologo) e del quotidiano La Repubblica.

fatti in estrema sintesi: Alma Shalabayeva e la figlia vengono trasferite prima in una stazione di polizia poi all'Ufficio Immigrazione, quindi al Cie di Ponte Galeria. Infine all'aeroporto di Ciampino dove madre e figlia vennero imbarcate su un jet privato diretto ad Astana, capitale del Kazakhstan. 

Ogni mese, però, dai CIE italiani, una moltitudine di persone anonime, spesso senza avvocati e senza alcuna risorsa, né tutela o relazione, vengono caricate su aerei ("vettori") e riportati in paesi da dove sono fuggiti perché perseguitati, minacciati, discriminati o semplicemente disperati.

Secondo Amnesty International, l'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia di sei anni, Alua, ha rappresentato ''un atto contrario al diritto internazionale, peraltro con procedura sommaria e persino sconosciuta alle nostre autorità politiche''. La questione è che moglie e figlia di un oppositore politico del despota kazako Nazarbayev sono state espulse dall'Italia, con un provvedimento sul quale dovrà essere fatta chiarezza, verso un Paese che non da alcuna garanzia dal punto di vista della tutela dei diritti umani. Un paese dove - a detta della gran parte degli organismi internazionali - viene praticata costantemente la tortura, e dal quale il marito della donna espulsa, Mukhtar Ablyazov, era fuggito, riparando all'estero. 


Un fatto oscuro, repentino, scandaloso.
 Ma è l'evento che ha condotto alla procedura di espulsione a risultare ancora più incredibilmente oscuro, repentino, e, per queste ed altre ragioni, scandaloso. Secondo le dichiarazioni rese alla stampa estera (Financial Times), la notte tra il 28 e il 29 maggio, Alma Shalabayeva dormiva in una villa a Casal Palocco, con sua figlia: quando, all'improvviso, fu svegliata da un forte rumore. Molti uomini picchiavano contro le finestre e alla porta. In 35 o più sono entrati in casa, ma nessuno, al momento dell'irruzione, ha capito chi fossero (non Alma né la sorella o il cognato, anch'essi nella villa). "Erano vestiti di nero. Alcuni di loro avevano catene d'oro al collo, molti avevano la barba", ha dichiarato la Shalabayeva. Cercavano Mukhtar Ablyazov, marito della Shalabayeva, miliardario kazako, accusato di numerosi reati comuni e oppositore di Nazarbayev. Ma lui non c'era e gli uomini ordinarono a madre e figlia di vestirsi e di venire via. 


.... Centinaia e centinaia di persone che, talvolta, hanno la possibilità di esporre le proprie ragioni e di argomentare la richiesta di protezione, ma altrettante volte non sono in grado di comunicare, farsi ascoltare, chiedere soccorso. La vicenda di Ama e Alua mostra in filigrana - e attraverso una luce spietata - una moltitudine di espulsi senza nome e senza causa.

Continua a leggere sul sito de La Repubblica


DoppiaM

Post popolari in questo blog

Al via il tesseramento 2024

Promesse che durano meno di una settimana