Ludopatia, un problema comune

Il barista Giuseppe Stallone

Nei giorni scorsi vi avevamo raccontato del decalogo sulle azioni più efficaci da mettere in campo contro le ludopatie presentato giovedì 13 giugno in Consiglio regionale.

Il documento è stato realizzato dal gruppo di lavoro istituito dalla commissione attività produttive affinché Regione Lombardia dia al più presto alla luce una legge per normare il gioco d’azzardo.

Quest'oggi vogliamo proporvi l'intervista del quotidiano La Repubblica del titolare del caffè Persefone: "Le macchinette rendevano 3mila euro al mese, ma le ho tolte dopo che un ragazzo ha perso metà del primo stipendio".

«Era impossibile stare a guardare. Una volta un ragazzo del quartiere, coetaneo di mio figlio, in due ore si è giocato la metà del primo stipendio: a quel punto ho detto basta. E ho fatto togliere le slot». Giuseppe Stallone lo scorso febbraio è stato il primo a ricevere l’attestato di “Bar anti slot” del comitato Jenner-Farini, per aver eliminato dal suo locale, ormai tre anni fa, le slot machine: una decisione controcorrente, all’epoca. Ma che adesso torna di attualità, con la discussione in Regione per una legge che ponga un freno al diffondersi delle slot. E con il dilagare del gioco d’azzardo patologico: almeno 25mila i malati in Lombardia, che con un giro d’affari da 9,9 miliardi di euro l’anno si piazza al primo posto tra le regioni italiane. «Non dico che eliminare le macchinette sia stata una scelta facile - ricorda Stallone - Con i tempi che corrono, rinunciare a una fonte d’incassi non è semplice. Ma ne sono fiero: qui si sta parlando di una piaga sociale, qualcosa va fatto».

Per quanto tempo ha avuto le slot?
«Circa un anno e mezzo. Quattro anni

fa una ditta che noleggia gli apparecchi ci ha contattato e ci ha offerto di installarli: nessun costo di affitto, manutenzione a carico del gestore e introiti divisi a metà, al netto delle imposte. Con questo meccanismo riuscivamo a guadagnare anche 2.5003mila euro al mese».

Un buon affare.
«Sulla carta, sì. Poi, però, ho dovuto fare i conti con la realtà».

Ovvero?
«Pensionati, giovani, donne e uomini: tutti giocano alle slot. E tutti ne vengono trasformati: è come se quegli apparecchi cambiassero la fisionomia di una persona. Ho visto gente tranquilla bestemmiare, mettere da parte controllo e dignità dopo aver perso una partita. E più di una volta mi sono trovato in difficoltà».


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