Sanità: garantire il necessario a chi ne ha bisogno


Ignazio Marino, già senatore del Partito Democratico, che nel mese scorso ha ufficializzato la sua partecipazione alle primarie del centrosinistra per ottenere la candidatura a sindaco della Capitale, ha scritto la prefazione di un bel libro che vi consigliamo. 

"Il prezzo della salute" di Ottavio Davini, edito da Nutrienti, ci guida, accompagnati da un medico con esperienza trentennale dall'osservatorio privilegiato di uno dei più importanti ospedali italiani, nei meandri del nostro servizio sanitario nazionale, confrontandolo anche con quelli degli altri paesi, per sfatare miti e luoghi comuni.

Di seguito vi proponiamo uno stralcio della prefazione scritta da Ignazio Marino, da cui emergono una sanità costantemente insidiata, la missione universalistica del Servizio sanitario pubblico poco sostenibile se non verrà riorganizzando l'esistente tornando all'essenziale.

- I tempi di crisi che stiamo vivendo costringono ognuno di noi, in ogni ambito, a misurarsi quotidianamente con le ristrettezze economiche e l'attività di far di conto. Ogni bilancio, pubblico, aziendale, familiare, è passato al setaccio, ogni voce di spesa riconsiderata e soppesata per valutarne la necessità. Forbici metaforiche sono in agguato ovunque per ridurre, tagliare, risparmiare.

E la sanità è più che mai nel mirino perché curare, e curarsi, costa. Le famiglie rinunciano alle visite di controllo non indispensabili, i conti della sanità di diverse regioni italiane sono in deficit, alcuni ospedali affrontano crisi di grave portata che li portano sull'orlo del fallimento.

È dunque di grande attualità in questa stagione un libro che si interroghi sulla sostenibilità della medicina e del servizio sanitario pubblico, della sua missione universalistica, più volte messa in discussione e concretamente insidiata dall'introduzione di imposte e ticket o dalla riduzione delle prestazioni, come fa diligentemente in questo libro Ottavio Davini che si chiede quanto a lungo potremo permetterci di curarci o di somministrare cure con le stesse metodologie utilizzate finora, e quanto questo sia ancora auspicabile e necessario.

La nostra società potrà sopportare l'aumento della spesa sanitaria che la positiva crescita dell'aspettativa di vita comporta? Il bilancio pubblico potrà continuare a garantire a tutti la stessa assistenza sanitaria? Potremo ancora permetterci di curarci quanto e come vogliamo? C'è un eccesso di medicina nella nostra società, e se c'è, non può essere dannoso per il nostro organismo oltre che per le casse dello Stato o per il nostro portafoglio?

L'autore punta il dito su alcuni comportamenti di medici e pazienti che conducono a un esasperato utilizzo delle tecnologie che una scienza instancabilmente creatrice mette a nostra disposizione, alla trasformazione di ogni malessere, anche lieve, in una sindrome, all'inseguimento di diagnosi che possono indurre a terapie anche quando non sono strettamente necessarie, in una logica che a volte trascura gli eventuali effetti collaterali. Insomma, leggendo le pagine che seguono, ci si chiede infine, non staremo esagerando? Non è forse ora di tornare all'essenziale, ovvero a ciò che veramente è necessario e indispensabile, recuperando un rapporto più sereno e più sano con la medicina e con i farmaci?

Il rapporto tra cure e costi, sostenibilità economica e ambientale della medicina, il nostro atteggiamento nei confronti della malattia e della morte sono indagati da Davini anche citando il punto di vista di importanti voci del nostro tempo, da Philip Roth a Tennessee Williams o Irène Némirovsky, da Daniel Callahan a Bob Kennedy.

Gli interrogativi proposti dal libro sono doverosi: in primo luogo le domande relative al rapporto tra salute e risorse. Basti pensare all'aumento significativo dell'aspettativa di vita e al traguardo dei cento anni di età che sta lentamente diventando meno eccezionale di un tempo. (....)

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DoppiaM

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