Sanità: garantire il necessario a chi ne ha bisogno
- I tempi di crisi che stiamo vivendo costringono ognuno di noi, in ogni ambito, a misurarsi quotidianamente con le ristrettezze economiche e l'attività di far di conto. Ogni bilancio, pubblico, aziendale, familiare, è passato al setaccio, ogni voce di spesa riconsiderata e soppesata per valutarne la necessità. Forbici metaforiche sono in agguato ovunque per ridurre, tagliare, risparmiare.
E la sanità è più che mai nel mirino perché curare, e curarsi, costa. Le famiglie rinunciano alle visite di controllo non indispensabili, i conti della sanità di diverse regioni italiane sono in deficit, alcuni ospedali affrontano crisi di grave portata che li portano sull'orlo del fallimento.
È dunque di grande attualità in questa stagione un libro che si interroghi sulla sostenibilità della medicina e del servizio sanitario pubblico, della sua missione universalistica, più volte messa in discussione e concretamente insidiata dall'introduzione di imposte e ticket o dalla riduzione delle prestazioni, come fa diligentemente in questo libro Ottavio Davini che si chiede quanto a lungo potremo permetterci di curarci o di somministrare cure con le stesse metodologie utilizzate finora, e quanto questo sia ancora auspicabile e necessario.
La nostra società potrà sopportare l'aumento della spesa sanitaria che la positiva crescita dell'aspettativa di vita comporta? Il bilancio pubblico potrà continuare a garantire a tutti la stessa assistenza sanitaria? Potremo ancora permetterci di curarci quanto e come vogliamo? C'è un eccesso di medicina nella nostra società, e se c'è, non può essere dannoso per il nostro organismo oltre che per le casse dello Stato o per il nostro portafoglio?
L'autore punta il dito su alcuni comportamenti di medici e pazienti che conducono a un esasperato utilizzo delle tecnologie che una scienza instancabilmente creatrice mette a nostra disposizione, alla trasformazione di ogni malessere, anche lieve, in una sindrome, all'inseguimento di diagnosi che possono indurre a terapie anche quando non sono strettamente necessarie, in una logica che a volte trascura gli eventuali effetti collaterali. Insomma, leggendo le pagine che seguono, ci si chiede infine, non staremo esagerando? Non è forse ora di tornare all'essenziale, ovvero a ciò che veramente è necessario e indispensabile, recuperando un rapporto più sereno e più sano con la medicina e con i farmaci?
L'autore punta il dito su alcuni comportamenti di medici e pazienti che conducono a un esasperato utilizzo delle tecnologie che una scienza instancabilmente creatrice mette a nostra disposizione, alla trasformazione di ogni malessere, anche lieve, in una sindrome, all'inseguimento di diagnosi che possono indurre a terapie anche quando non sono strettamente necessarie, in una logica che a volte trascura gli eventuali effetti collaterali. Insomma, leggendo le pagine che seguono, ci si chiede infine, non staremo esagerando? Non è forse ora di tornare all'essenziale, ovvero a ciò che veramente è necessario e indispensabile, recuperando un rapporto più sereno e più sano con la medicina e con i farmaci?
Gli interrogativi proposti dal libro sono doverosi: in primo luogo le domande relative al rapporto tra salute e risorse. Basti pensare all'aumento significativo dell'aspettativa di vita e al traguardo dei cento anni di età che sta lentamente diventando meno eccezionale di un tempo. (....)
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DoppiaM