Italia giusta? Si metta al centro l'agricoltura

Tra le mille imprese italiane al giorno che hanno chiuso lo scorso anno ci sono anche quelle agricole: in tutta la Penisola se ne contano 16.791, corrispondenti al 2% in meno rispetto al 2011, in un settore che rappresenta il 14,6% del mondo imprenditoriale italiano con le sue 818.283 aziende.

Enzo Lavarra, responsabile  politiche agricole per il partito Democratico, ha scritto un articolo per il quotidiano l'Unità dovesi cerca di  riportare al centro l`economia reale, la produzione, il lavoro agricolo.


Di fronte al circo mediatico e ai suoi effetti speciali, bisogna fare di tutto per la campagna elettorale alla condizione del Paese. Dalle proposte di Cgil e Confindustria sono arrivate indicazioni utili e importanti. Ma ora è necessario andare avanti nel confronto con le forze produttive. Ed è necessario aprire un confronto serio con tutte le principali organizzazioni del mondo agricolo, agroalimentare e della pesca, secondo lo schema proprio della concertazione. 

Chi, come il Pd, vuole governare il Paese intende rivolgersi a loro nel rispetto delle reciproche autonomie per individuare priorità e scelte strategiche per questo settore. 

L'ascolto e il confronto avviato, ha fatto già emergere una convergenza di fondo attorno alla scelta di considerare l'agroalimentare di qualità, lo spazio rurale e il sistema ittico parte costitutiva del paradigma di crescita sostenibile da proporre all'Italia

La declinazione di questa impostazione è nella novità assoluta di passare dal programma «Industria 2015», avviato da Bersani e poi abbandonato dal centrodestra, al programma «Agricoltura, servizi, industria 2020»

Una riarticolazione pienamente corrispondente all'obiettivo di riportare al centro l`economia reale, la produzione, il lavoro, il sapere in ogni campo del saper fare italiano. Altrettanto determinante è la connessione da ristabilire fra territorio, livello nazionale e decisore europeo. A cominciare dalla riforma della Pac, dove intense relazioni politiche con il gruppo dei Socialisti e democratici e con la presidenza della commissione Agricoltura al Parlamento europeo consentono al Pd di essere riferimento principale degli interessi italiani a Bruxelles. Il nuovo governo dovrà impegnarsi con forza per impedire il taglio di budget dell`Unione europea e finalizzare i contributo Pac alle nuove missioni: sostegno virtuoso per chi fa realmente impresa agricola, per la tutela del lavoro, per la salvaguardia ambientale. 

Enzo Lavarra, responsabile  politiche agricole per il partito Democratico


L'organicità del ruolo anticiclico «delle nostre agricolture» ad un progetto di sviluppo nasce dai fondamentali: più export italiano, più contributo al Pil e all'occupazione. E nasce dalle crescenti aspettative della società contemporanea nei confronti dell`agricoltura.

L'agricoltore moderno non è più solo produttore di beni alimentari (a rischio scarsità nella competizione globale): è anche soggetto essenziale della valorizzazione del territorio e delle risorse naturali, promotore della coesione sociale nei territori rurali, garante della qualità e della sicurezza alimentare. Finora la miopia della politica, e la logica di tagli e tasse che ha ispirato tutti i governi di questa legislatura, non ha colto le potenzialità del settore. 

Ora è possibile definire insieme una strategia di difesa dell'identità e della distintività del prodotto, di sostegno all'associazionismo dei produttori, di impulso all'applicazione della ricerca pubblica, di incentivo al significativo ricambio generazionale in corso e che fa parlare di «ritorno alla terra». 

Nell'Italia giusta mettere al centro l'agricoltura italiana, nella differenziazione dei suoi modelli, significa contribuire a creare ricchezza e a tutelare i beni comuni: suolo, acqua, paesaggio.

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