Infortuni: la strage silenziosa continua


Ci siamo occupati spesso di
infortuni sul lavoro e malattie professionali.

I numeri ufficiali degli incidente (mortali e non) sono in calo. Ma, in parte, dipende dalla crisi e, in parte, secondo fonti diverse dall'Inail, da una serie di sottovalutazioni del problema. Tra fatalismo e tentativi di prevenzione, l'Italia resta in testa alle classifiche europee per le morti e al terzo posto per numero di incidenti. E il registro previsto dalla legge non parte mai. Messi sotto accusa dalla Ue dopo la denuncia di un lavoratore toscano.

Oggi vogliamo segnalarvi lo speciale, con molti video dedicati a testimonianze, dedicato al tema dal quotidiano La Repubblica.

"Se gli infortuni nel settore edile diminuiscono, è perché si lavora meno. Non sono infortuni che dipendono da tecnologie particolari, per i quali si possono produrre processi di apprendimento... la caduta dall'alto, per esempio è un fenomeno abbastanza primitivo". Chi parla è il presidente dell'Inail, Massimo De Felice. Dalle sue parole "l'ineluttabile fatalità" sembra essere ancora una componente imprescindibile quando si parla di sicurezza sul lavoro (in questo caso nell'ambito dell'edilizia). Eppure ai progetti di prevenzione nella costruzione di edifici l'Inail ha destinato il maggior importo di finanziamenti alle imprese, nel 2011, con circa 23 milioni di incentivi assegnati sui 205 totali (155 l'importo nel bando per il 2012).

Fatalità e prevenzione.
Stesso settore: cambio di scena. Michele Russo è un sindacalista gambizzato dalla camorra. Attualmente fa parte del Cpt (Comitato paritetico territoriale) di Caserta, un organo che opera grazie a un accordo tra costruttori e organizzazioni sindacali per la prevenzione nei luoghi di lavoro. Il suo territorio, da trent'anni, è compreso tra il Nord della Campania e l'agro aversano: una zona tradizionalmente ad alta densità di imprese edili. Le persone che prova a tutelare sono i 'favricatori'. "Gente per lo più analfabeta" - racconta, "che però ha costruito l'alta velocità". Le prime volte che visitava un cantiere lo scambiavano per un camorrista: "Avevo il codino e la prima reazione immediata era la paura. Poi pensavano che fossi dell'ispettorato e avevano ancora più timore. Quando capivano che non ero neppure quello, la felicità massima. Non teniamo tempo da perdere... lasciateci in pace, mi dicevano. Eppure siamo riusciti a farci aprire cantieri dove non vanno neanche gli ispettori del lavoro". Oggi, però, di grandi cantieri neanche l'ombra: "Non saprei dove portarvi", ammette. La crisi economica morde, con ricadute pesanti anche sul versante della sicurezza. "Se negli ultimi dieci anni qualche miglioramento c'era stato, adesso stiamo tornando indietro. Chi lavora nei cantieri fa cose che aveva imparato a non fare, perché è troppo grande il rischio di essere mandati a casa".

La distanza tra De Felice e Russo, lo iato tra fatalismo e prevenzione, incarna la prima contraddizione in cui ci imbattiamo nel nostro viaggio tra infortuni e morti da lavoro. Una strage per taluni ancora 'inevitabile' e troppo spesso silenziosa.

La fotografia dell'ultimo rapporto Inail (relativo al 2011): 725mila infortuni denunciati, (-6,6% rispetto al 2010, -5% al netto dell'effetto perdita quantità di lavoro), 920 casi mortali (680 sul luogo di lavoro e 240 in itinere, complessivamente -5,4% rispetto al 2010, -4% tenendo conto della contrazione occupazionale), 46.558 malattie professionali (+9,6%).

Cosa resta fuori? Sempre secondo le stime dell'istituto i circa i 165mila infortuni 'invisibili' derivati da lavoro nero. Il 90% degli infortuni denunciati rientra nella gestione Industria e servizi, il 6% in Agricoltura, il 4% riguarda lavoratori statali. Per quanto riguarda i casi mortali 115 sono avvenuti nell'agricoltura, 425 nell'industria (tra cui 195 nelle costruzioni), 380 nei servizi. Le cause più ricorrenti: caduta dall'alto (33%), caduta di gravi (27%), variazione di marcia del veicolo (13%).

Altra notazione: il 60% del fenomeno infortunistico si concentra al Nord, con Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che da sole sommano il 42% dei casi.

Continua a leggere sul sito de La Repubblica.

DoppiaM

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