Ilva di Taranto: diritto alla salute, diritto al lavoro


Sette ordini di custodia cautelare, ieri,
da parte della procura di Taranto.

Intorno all’ILVA si sarebbe sviluppato un giro di tangenti, con complicità ad alto livello per nascondere o sottostimare volutamente l’inquinamento prodotto dallo stabilimento.

Oltre alle ordinanze di custodia cautelare, il tribunale ha ordinato il sequestro di grandi quantità di materiale nello stabilimento. Si tratta di prodotti di acciaio commercializzati dalla società durante il periodo di stop che le era stato imposto in estate, e quindi ritenuto dai pm come frutto di “attività illecite”.

La risposta della società, purtroppo, non si è fatta attendere; ha annunciato ai sindacati la chiusura immediata e incondizionata dell’area per il cosiddetto trattamento a freddo dei materiali, con immediata disattivazione dei badge ai lavoratori.

Che oggi hanno organizzato forme di protesta, compresa l'occupazione degli uffici della direzione dell'azienda.

Il Governo ha convocato per giovedì tutte le parti coinvolte per un confronto a Roma. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che aveva promosso e ottenuto l’approvazione dell’Autorizzazione ambientale integrata (AIA) ha spiegato che i nuovi provvedimenti della magistratura rischiano di vanificare le decisioni del Governo, tese anche all’avvio dei lavori di risanamento e messa in sicurezza ambientale dell’impianto.

Cesare Damiano, già ministro del lavoro nel governo Prodi, ha detto che "Non mettiamo in discussione l'azione e l'autonomia della magistratura, ma non ci arrendiamo di fronte alla chiusura degli stabilimenti dell'Ilva di Taranto e della sua filiera. Le ripercussioni produttive, occupazionali e sociali sarebbero gravissime. Noi crediamo ancora nella possibilità di rendere compatibile la produzione, l'ambiente e la salute, soprattutto a seguito della nuova Aia".

E ancora una volta, l'alternativa sembra essere tra due diritti:
quello alla salute e quello al lavoro.

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