L'Ilva di Taranto, il lavoro e la salute


Continuano anche oggi le proteste degli operai dell'Ilva di Taranto.

Ieri, il giudice per le indagini preliminari di Taranto, Patrizia Todisco, con due ordinanze ha stabilito il stabilendo il sequestro di sei impianti e la custodia cautelare agli arresti domiciliari di otto indagati.

Perché, ha scritto il gip, l'impianto è stato causa e continua ad esserlo di «malattia e morte» e perché «chi gestiva e gestisce l'Ilva ha continuato in tale attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza».

L'Ilva di Taranto, da anni al centro di polemiche e proteste per via delle emissioni dei suoi impianti, è una delle più grandi acciaierie d'Europa. Si estende per 15.000.000 metri quadrati tra la via Appia e il mare e fornisce quasi la metà dei 26 milioni di tonnellate di acciaio prodotti ogni anno dall'Italia.

Attualmente i dipendenti che l'Ilva occupa direttamente – senza dunque contare quelli dell'indotto – sono 11.571.

Le perizie tecniche, alla base della decisione del Gip di iri, dicono che l'alto livello di inquinamento a Taranto è prodotto principalmente dall'Ilva e che l'inquinamento ha una relazione diretta con il tasso di tumori che, in città, supera la media nazionale.

In 13 anni, dal 1998 al 2010, si sono verificati 386 decessi per emissioni industriali e nei quartieri vicini allo stabilimento (Borgo e Tamburi) ci si ammala fino al 130 per cento in più che nel resto della città.

E adesso, a Taranto, da una parte c’è chi difende il diritto al lavoro, dall'altra chi il diritto alla salute. Gli ambientalisti chiedono di chiudere lo stabilimento siderurgico, mentre gli operai hanno paura di perdere il lavoro.

Oggi, intanto, il Governo dovrebbe esaminare il protocollo d'intesa siglato ieri dai Ministri dell'Ambiente dello Sviluppo e della Coesione territoriale, insieme alla Regione Puglia, ai sindacati e a Confindustria, che dovrebbe garantire fondi per oltre 300 milioni di euro destinati al risanamento ambientale di Taranto.

A Taranto migliaia di operai, con le loro famiglie, vivono quindi il dilemma di dover lottare per un posto di lavoro in una fabbrica che rischia di creare conseguenze per la loro salute.


Non c'è futuro senza l'Ilva, dicono.
Ma non c'è futuro neanche per chi si ammala.

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