Il raduno nazionale dei giovani di Libera


Abbiamo scritto molto dalle pagine di questo blog di legalità. 

Che parlare di legalità non è per forza chic e di moda, quando tocca ciò che ci sta più vicino, quando si parla di rapporti tra privati e amministrazioni locali, di trasparenza amministrativa, o anche solo di riciclaggio nei locali dove passiamo il sabato sera. 

Alla Festa Democratica di quest'anno abbiamo avuto ospite Alessandro Caruso, membro dell'associazione Addiopizzo: con lui abbiamo parlato di beni confiscati alla mafia e di esercenti che denunciano il pizzo.

Anche la scuola di formazione regionale dei giovani democratici, alla sua quarta edizione (ne avevamo parlato qui ) ha affrontato il tema

Oggi vi vogliamo segnalare l'inizio del raduno nazionale dei giovani di Libera. Ce lo racconta il Corriere della Sera

Trecento giovani da tutta Italia al raduno nazionale dei giovani di Libera: insieme per parlare di legalità e della diffidenza di cui è vittima chi propugna la cultura antimafia anche nel profondo… Nord. E' iniziato a Borgo Sabotino, alla periferia di Latina, il meeting dei ragazzi di Don Ciotti. 

Molti di loro erano in fasce, all'epoca, eppure non essere stati testimoni diretti di un momento oscuro e tragico dell'Italia come quello delle stragi di mafia - da Capaci a via d'Amelio - del '92 non rende le loro azioni meno forti, significative, convinte. Al terzo raduno nazionale i giovani dell'associazione antimafia più ramificata e longeva del nostro paese hanno deciso di farsi sentire. Sono arrivati in terra pontina per celebrare uno degli anniversari più significativi, ovvero i vent'anni dalla morte di Falcone e Borsellino. Ma nel credo di Libera le figure dei due giudici non assurgono al rango di martiri o eroi: si tratta invece di «persone giuste, morte nel compimento del proprio mestiere».

E' uno dei primi messaggi che gli attivisti imparano e fanno proprio, testimoniando anche in questo atteggiamento uno dei segreti del «marchio» antimafia che non conosce appannamento alcuno, nonostante i tentativi di delegittimazione e le difficoltà che gli attivisti, a livello locale, vivono quotidianamente. I giovani dirigenti di Libera sono una scommessa a lungo termine perché, come spiega il responsabile nazionale della rete territoriale Davide Mattiello, di Torino,


«Libera non ha ancora esaurito il suo scopo, che è quello per cui è iniziata: interpretare la voglia di riscatto e di verità venuta fuori dopo le stragi del '92-'93»

Raggiunta ogni singola provincia d'Italia, questa «associazione di associazioni» ingaggia la sfida di una crescita ragionata, dell'organizzazione sempre più efficace necessaria per gestire una realtà eterogenea, dove convivono gruppi diversi che vanno, ideologicamente, dalle Acli elle Arci. «Non si possono negare conflittualità interne - dice Mattiello - che poi sono il motivo che porta alla fine delle associazioni nell'arco di quattro o cinque anni. Ma Libera ha sicuramente delle peculiarità che la rendono unica e che hanno portato la sua attività ad espandersi negli ultimi 18 anni».

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DoppiaM

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