La Regione e il ricordo di Ambrosoli


Quasi non ci si crede, che la Regione Lombardia abbia deciso (qui per saperne di più) di non invitare Umberto Ambrosoli alla proiezione del film “Un eroe borghese”, storia di suo padre Giorgio fatto assassinare da Michele Sindona nel 1979.

Non ci si crede per l'assurdità del fatto in sé e perché il pretesto (miserabile) sarebbe che Umberto Ambrosoli ha osato criticare Formigoni in un'intervista (qui) a Repubblica di qualche giorno fa.

Tanto sarebbe bastato a depennarlo dagli invitati a una manifestazione che riguardava suo padre, la sua famiglia e, non ultima, anche l'opera di narrazione e di divulgazione di un figlio che ha saputo tenere viva la memoria civile di Milano e del nostro paese.

Non ci si crede, perché che il potere sia arrogante è purtroppo un dato di fatto che l'esperienza conferma; ma che sia anche così stupido e autolesionista, è cosa che rasenta la surrealtà.

Stupido e autolesionista perché chiunque, di fronte a una notizia del genere, è portato a pensare a un potere che sta delirando, non si capisce se per paura o per sfinimento.

Sia stato Formigoni in persona a prendere la decisione, oppure un suo collaboratore zelante quanto ottuso, il risultato non cambia: non è un gesto di forza, è un gesto di panico.

Michele Serra, l'amaca, repubblica

PS: c'è una distanza siderale fra l'arroganza della Regione e la reazione della famiglia Ambrosoli, che ha deciso di inviare alla cerimonia Francesca, la sorella di Umberto. Lui, ringraziando tutti quelli che gli hanno espresso solidarietà, ha detto che è soprattutto importante che i ragazzi abbiano avuto modo “di incontrare quella storia, quel modo di intendere il proprio ruolo, la propria responsabilità”. “La presenza di mia sorella poi - ha concluso – risolve ogni questione”.

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